Sono un infimo sciacallo”, recitano alcuni degli slogan stampati (con tanto di fumetto raffigurante il canide spazzino) sui cartelli dei giornalisti scesi in piazza in tutta Italia, chiamati a raccolta dalla Federazione nazionale della Stampa per rispondere alle pesantissime critiche piovute contro la categoria dal vicepremier Luigi Di Maio e dall'ex deputato Alessandro Di Battista in seguito all'assoluzione della sindaca romana Virginia Raggi. In seguito alla sentenza favorevole per la prima cittadina nel processo Marra, il ministro dello Sviluppo economico aveva utilizzato l'appellativo “infimi sciacalli” parlando di quei giornalisti accusati di un processo mediatico a carico della sindaca, con il quale avrebbero cercato di convincere il Movimento a scaricare Raggi. Addirittura più pesante il commento dell'altro leader grillino che, anzi, di epiteti ne aveva utilizzati due con “pennivendolo” a mostrarsi come meno offensivo ma solo nei toni. Per questo l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aveva preso posizione, sostenendo “l'esigenza di un'informazione libera, pluralista, rispettosa della dignità delle persone, del ruolo delle forze politiche e dell'autonomia professionale dei giornalisti”, sottolineando inoltre che “ogni attacco agli organi di stampa rischia di ledere il principio costituzionale di libera manifestazione del pensiero, che è alla base del pluralismo dell'informazione e del diritto di cronaca e di critica”.
M5s, posizioni ferme
Bolzano, Roma, Firenze, Napoli, Palermo ma anche Torino, Milano e Bari: nelle principali città italiane si è tenuto il flash mob organizzato dalla Fnsi, al grido unisono di “Giù le mani dall'informazione”. Una barriera di difesa che, a ogni modo, non ha scoraggiato Alessandro Di Battista, secondo il quale “è partita la difesa corporativista, puerile, patetica, ipocrita, conformista e oltretutto controproducente di una parte del sistema mediatico. Quando per orgoglio e malafede non sanno chiedere scusa per le menzogne scritte sulla Raggi, per la difesa a spada tratta di un sistema morente, per aver avallato il neoliberismo e tutte le sue nefandezze, partono con la solita litania: 'giù le mani dall'informazione'”. Resta sulle sue posizioni anche Luigi Di Maio: “La libertà di informazione si garantisce prima di tutto migliorando le condizioni sottopagati, che sono sottopagati, gli vengono pagati gli articoli al limite dello sfruttamento. Libertà di informazione è assenza di conflitto di interessi negli editori e dignità per i lavoratori. Noi vogliamo investire nell'equo compenso”.