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Giorgetti: “Nessuna legge sul fine vita prima del 24 settembre”

Il 24 settembre si avvicina, un intervento legislativo sul tema del fine vita si allontana. Proprio nel giorno in cui in Francia – dopo essere rimasto una settimana senza alimentazione e nutrizione – si è spento Vincent Lambert, simbolo internazionale della lotta contro la cultura della morte, una galassia di associazioni cattoliche si è riunita a Roma per lanciare un ultimo, ormai disperato monito alle forze parlamentari affinché non cedano, anche qui da noi, a derive eutanasiche. L’impressione, tuttavia, è che il potere legislativo non si azionerà, lasciando così alla Corte costituzionale l’onere di intervenire in materia. Ipotesi, quest’ultima, che del resto dà ormai per scontata Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, tra gli ospiti politici del convegno.

Giorgetti: “Un anno? Troppo poco per decidere su questa materia”

“È evidente che prima del 24 settembre non ci sarà nessuna legge”, ha detto l’esponente di Palazzo Chigi, e “nemmeno un decreto” da parte del governo. Perché – la sua riflessione – non c’è unità d’intenti e di sensibilità sul tema né in Parlamento né nel governo. Giorgetti ha ricordato che “tutte le materie di carattere etico sono state espunte dal contratto” tra Lega e M5s, stabilendo così che su temi come aborto, eutanasia, unioni tra persone omosessuali, utero in affitto “non si sarebbe andati – parola di Giorgetti – né indietro né in avanti”. Questa situazione di stallo, dunque, soffoca sul nascere una risposta per via legislativa alla Consulta. E ora? Cosa aspettarsi dai giudici? Una fuga in avanti verso l’eutanasia oppure no? Intervistato da In Terris, Giorgetti ha spiegato che l’auspicio della Lega è che “la Corte costituzionale emetta la sentenza con equilibrio e ponderazione, perché siamo in una situazione anomala”, pertanto egli spera che “non venga cambiata la norma senza che il Parlamento, organo sovrano per quanto riguarda il potere legislativo, si sia espresso”. L’esponente del Carroccio ha sollevato anche qualche perplessità sui “termini perentori” con cui la Corte ha chiesto al Parlamento di intervenire. “Se sia ragionevole il tempo di un anno per intervenire su una materia come questa non lo so – ha spiegato -, sicuramente non nel regolamento italiano, non con la classe politica di oggi”. Il sottosegretario ritiene comunque quella della Consulta “una sollecitazione” che potrebbe essere utile al Parlamento affinché “finalmente inizia a discutere seriamente del tema, pur nella differenza delle posizioni” e che “tutte le forze vitali si rendano disponibili a fare opinione”.

Le proposte in Parlamento

Differenza delle posizioni che si è manifestata plasticamente nelle varie proposte che sono state presentate in questi mesi. si va da alcune proposte che richiamano esplicitamente l’eutanasia a una della Lega che garantisce obiezione di coscienza per medici e strutture e che vuole ridefinire nutrizione e idratazione come trattamenti sanitari andando così a rivedere l’impianto della legge sul biotestamento del dicembre 2017. C’è poi l'intento di compromesso, foraggiato da Giorgio Trizzino del M5s, di intervenire solo per modificare l’art. 580 del codice penale sul suicidio assistito riducendo le pene in casi specifici. Tutte queste proposte, verosimilmente, resteranno meri propositi di qui fino al 24 settembre. Presenti al convegno di oggi diversi politici cattolici che nei giorni scorsi avevano sottoscritto in una lettera la richiesta al card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, di “intervenire nel pubblico dibattito” sul tema. Gli organizzatori si sono dati appuntamento all’11 settembre, per fare un punto sulla situazione. La quale, a questo punto, si presume che non sarà dissimile da quella di oggi.

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