“Non è vero, non c’è l’accordo di cui si è scritto. Continuiamo a cooperare con le autorità”. Lo ha detto all’Ansa un portavoce di Google smentendo la notizia a secondo cui l’azienda di Mountain View avrebbe raggiunto un accordo col fisco italiano per 320 milioni di euro. Nessuna intesa dunque sugli 800 milioni di imponibile emersi dalle indagini della Guardia di Finanza e della Procura di Milano. La notizia era stata data dal Corriere della Sera secondo il quale la decisione del colosso internet era maturata “all’esito di una riunione tra penalisti, tributaristi, magistrati e Fiamme gialle” con “la regia legale della professoressa Paola Severino”. Dall’istruttoria condotta dai Pm di Milano e dalla Gdf sui clienti italiani della pubblicità su Google sarebbe stato documentato “se tutto il servizio era pensato-contrattato-svolto in Italia, fatture e pagamenti venivano invece indirizzati sulla Google irlandese”.
Questa decisione del gigante californiano sarebbe stata un colpo di scena in quanto non gli sarebbero mancate le armi giuridiche per provare una resistenza a oltranza, né l’opportunità di attendere a maggio l’atteso decreto legislativo fiscale che sottrarrà “l’abuso del diritto, cioè le operazioni che, pur nel rispetto formale delle norme, realizzano vantaggi fiscali indebiti”. Importante, da questo punto di vista, sarebbe stata la decisione del governo irlandese del 2014 di non consentire più alle multinazionali di internet dell’hi-tech di non utilizzare il paese come un vero e proprio “paradiso fiscale”.