Per noi i muri e le chiusure sono sbagliate, e le quote obbligatorie sono il minimo sindacale per l’Unione europea. Questi Paesi hanno un’opinione molto lontana. Ma è significativo che questa differenza che resta, e di cui discuteremo anche a cena, non abbia impedito un’iniziativa politica che ritengo rilevante e di cui ringrazio”. E' quanto afferma il premier, Paolo Gentiloni, lasciando il vertice del V4 e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker. Poi annuncia: “Se vogliamo consolidare la svolta nella lotta ai trafficanti e cambiare in modo significativo la situazione dei diritti umani in Libia, abbiamo bisogno di un impegno finanziario, logistico, politico, ancora più forte, da tutta la famiglia europea. Questo chiederà l’Italia”.
Pareri opposti con i Paesi di Visegrad
Ma sulla questione migranti la tensione resta alta e Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, i quattro Paesi del gruppo di Visegrad restino fermamente contrari. Su questo tema la posizione dell'Italia è ben definita in una nota diffusa da Palazzo Chigi in vista del vertice Ue: “Per raggiungere un compromesso equo e realistico il livello di impegno vincolante sulla solidarietà di tutti gli Stati membri, in termini di ripartizione dei richiedenti asilo, deve essere proporzionato a quello sulla responsabilità degli Stati che si trovano in prima linea, in termini di obblighi procedurali aggiuntivi, e viceversa. Sapendo che nello stesso tempo gli sforzi di questi ultimi Stati stanno già assicurando il controllo delle frontiere esterne comuni della Ue”.
“I controlli all'interno di Schengen sono un'eccezzione”
Per quanto riguarda Schengen, per il governo italiano “la reintroduzione di controlli alle frontiere interne deve restare una eccezione e ogni prolungamento (del ripristino dei controlli) deve essere concordato dal Consiglio tenendo conto dell’impatto sugli Stati vicini e sulla Ue“. Gentiloni precisa che il vertice di Bruxelles non arriverà ad una decisione su questo, aggiungendo: “Le divergenze «non saranno risolte”. In effetti, la riuonione dei 27 Paesi riguarderà il via libera alla seconda fase del negoziato con il Regno Unito sia sul periodo di transizione prima di arrivare alla Brexit definitiva, sia sulle condizioni delle relazioni future.