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Gentiloni: “Il voto? La democrazia non può essere prigioniera della stabilità”

Avanti sulla linea del governo Renzi perché “sarebbe un errore cancellare il lavoro” di quell’esecutivo. Ma anche nessun timore del voto: “la stabilità non può bloccare la democrazia”. Nella tradizionale conferenza stampa di fine anno Paolo Gentiloni fa il punto sull’azione di governo e sulla situazione politica dopo il passaggio di consegne a palazzo Chigi.

Continuità

Secondo il premier dimenticare quanto fatto dal suo predecessore sarebbe sbagliato. Anche perché, ricorda, di quell’esperienza “ho fatto parte nei due tre anni precedenti”. Il suo esecutivo, insomma, garantirà innanzitutto continuità sulla strada delle riforme. “Non abbiamo finito e non abbiamo scherzato – spiega – e tutti devono essere consapevoli che il processo di riforme andrà avanti nel tempo che abbiamo a disposizione. Per me le parole chiave sono lavoro sud e giovani”. Cioè le le fasce più disagiate della popolazione, quelle tra cui ha prevalso il No nel referendum del 4 dicembre. L’azione di governo, fa capire, andrà avanti con serenità, senza farsi condizionare dalla Spada di Damocle di un eventuale voto anticipato, perché “la stabilità di un Paese a livello internazionale è sempre importante, ma non può rendere prigioniera la democrazia. Quindi se si vota non si può vedere il voto come una minaccia”.

La legge elettorale

Il tema delle elezioni è collegato a quello della legge che dovrà regolarne lo svolgimento. Sul punto Gentiloni è chiaro: “Il governo cercherà di dare il suo contributo anche sul tema della legge elettorale. Cercherà come si dice in gergo, di facilitare la discussione tra i partiti e in Parlamento. E, aggiungo, sollecitandola, perché la sollecitudine in questa discussione non è correlata alla maggiore o minore durata del governo, è un’esigenza del nostro sistema“.

Caso Ala

Sul piano della politica interna Gentiloni deve guardarsi dai possibili sgambetti di Ala, la cui esclusione dal nuovo governo è stata sancita anche dal Consiglio dei ministri odierno che ha sostanzialmente confermato i sottosegretari scelti da Renzi. “L’obiettivo era quello confermare il perimetro della maggioranza che fin qui ha sostenuto il governo e di confermare l’appello a contributi su singoli misure che possano venire da altre forze, a cominciare da Ala”. Quanto all’uscita di Zanetti il premier spiega: “Non è stata una scelta mia, ma sua”. Questa continuità, rileva, “è vista da molti come un limite. Accetto la critica ma rivendico la continuità sul piano politico. Auspico discontinuità non sui sottosegretari ma ad esempio sulla violenza inaudita del confronto pubblico, in particolare in rete”. Una frecciata neanche troppo velata spedita al Movimento 5 Stelle e ai suoi sostenitori.

Niente impegni sull’Irpef

 

Per quanto riguarda la politica fiscale – leggasi taglio dell’Irpef – il presidente del Consiglio non vuole prendere impegni. “Non sono in grado di fare un discorso serio su una riduzione dell’Irpef – afferma – Certamente il governo precedente ha fatto forti riduzioni fiscali e questa misura sarebbe un giusto coronamento delle cose fatte ma ora, dopo 15 giorni dall’insediamento, dobbiamo verificare le condizioni e non possiamo dire cose impegnative che poi rischiamo di non poter mantenere”.

Mps

Sul fronte banche “quello che abbiamo fatto non si conclude con il decreto, sarà un percorso di mesi di dialettica con la vigilanza europea e mi auguro sarà una dialettica produttiva ed efficace altrimenti sarà discussione più difficile. Penso che ci sia bisogno anche nell’Unione europea di una discussione feconda e utile”. Il governo “farà quanto in nostro potere perché la salvaguardia dei risparmiatori sia al centro di tutto questo percorso”.

Politica estera

Durante la conferenza stampa c’è stato spazio anche per discutere di politica estera e del prossimo G7. L’Italia, sottolinea, sfrutterà la presidenza “per due obiettivi: la centralità del Mediterraneo, che non può essere un ‘mare nullius’, cioè un mare di nessuno; e usare il G7 per relazioni diverse con la Russia. Non si tratta di rinunciare ai principi ma è sbagliato un ritorno a logiche da guerra fredda che non hanno senso oggi”.

Quanto al Medio Oriente, “il punto di vista italiano è che c’è una strada individuata dalla comunità internazionale, che è la strada dei 2 Stati, e cioè della Palestina e di Israele che coesistono nella reciproca sicurezza. Questa strada negli ultimi anni si è insabbiata”.

Lotti

Chiusura sul caso Lotti, indagato dai magistrati romani per gli appalti Consip. “Le iniziative giudiziarie di cui sono stati oggetto il ministro dello Sport e il generale Del Sette non impongono al governo di prendere decisioni, che a mio avviso sarebbero ingiuste e ingiustificate”.

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