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Genova, la memoria che diventa rinascita

C'è un dolore tangibile a Genova: là, dove sorgeva il Ponte Morandi, oggi c'è un cantiere aperto, che sta gettando le basi di quello che sarà il prossimo viadotto sul Polcevera. Il simbolo concreto di una città che vuole rinascere, che si prende per mano sia nel ricordo della tragedia che nell'operosa costruzione della speranza. Un impegno continuo che non cancella le immagini di quelle macerie, monolitica memoria di una ferita che forse mai riuscirà a rimarginarsi: perché assieme a quel Ponte si spezzarono quarantatre vite e, per quanto tempo possa passare e per quanto si possa fare, quel dolore e quel senso di ingiustizia non svaniranno mai del tutto. A Genova è un giorno di raccoglimento: la Lanterna svetta su una città che si commuove e si abbraccia ma che tiene la testa alta, consapevole che sarà la forza dell'unità a ricostruirne la vita. Oggi si ricorda a Genova, lì dove sorgeva il Ponte, alla presenza delle più alte cariche dello Stato e, soprattutto, dei parenti di chi scomparve in quella tragedia, di chi ha perso la sua casa o la propria attività lavorativa, sepolta dai resti del viadotto: è da loro e per loro che tutto rinasce, dalla forza e dall'impegno che hanno mostrato e che, da parte di tutti, a loro è dovuto.

Dolore e coraggio

Nessuno ha dimenticato. Perché un anno è troppo poco per assorbre un disastro così grande e perché non c'è un lasso di tempo sufficiente per lenire una ferita così profonda. Lo sanno i familiari delle vittime, che ogni giorno lo provano sulla loro pelle e che hanno chiesto ai vertici di Autostrade, presenti alla celebrazione, di uscire dalla sala, ma ne sono consapevoli anche i rappresentanti delle istituzioni che, oggi, hanno presenziato alle commemorazioni. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha abbracciato commosso i parenti delle 43 persone scomparse e ne ascolta la voce attraverso le parole di Egle Possetti, presidente del Comitato nato dopo la tragedia, nelle quali si percepisce sofferenza ma anche coraggio: “Non possiamo buttare a mare la nostra forza. Dobbiamo avere coraggio e necessità di ritrovarla. Vogliamo giustizia. Se manca giustizia, uno Stato democratico non ha senso. Abbiamo perso un pezzo del nostro cuore, che non ci potrà più essere restituito… La loro è stata una morte assurda che non possiamo rassegnarci ad accettare. Stiamo sopravvivendo da un anno e vorremmo tornare a vivere ma è come una montagna da scalare. Non possiamo più pensare di abbracciarli e vedere il loro sorriso. Quanto accaduto è inaccettabile. Per la loro memoria dobbiamo accertare la verità”. Un messaggio per ricordare che l'impegno istituzionale deve essere continuo, con tangibili segnali di vicinanza e dedizione.

Fare di più

La Genvoa che si sveglia all'alba del 14 agosto sembra avere la piena consapevolezza di come la tragedia di un anno fa abbia segnato un punto di cambiamento. C'è bisogno di risposte concrete non solo per restituire dignità alla città attraverso la realizzazione di un nuovo ponte, ma anche a quanti stanno affrontando le difficili sfide della giustizia e le incertezze dell'aver perso ogni cosa. Lo ricorda il premier Giuseppe Conte, nel suo discorso alla cittadinanza: “La presenza dello Stato a Genova testimonia la partecipe affezione di una nazione intera al dolore di chi ha perso i propri cari e allo smarrimento di chi ha perso casa e lavoro… La ricostruzione è cominciata, il cantiere è attivo sette giorni su sette e ringrazio tutti coloro che si stanno impegnando. Il nuovo ponte dovrebbe essere percorribile ad aprile del prossimo anno. Dobbiamo lavorare ancora anche per voi, familiari delle vittime: stiamo lavorando per vedere come tecnicamente erogare degli anticipi per affrontare delle sfide di giudizio per chi dovrà affrontarle. Sono iniziative che non ci fanno appagare, per questo continueremo a chiedere giustizia”. L'impegno comune resta la priorità, così come la necessità di fare di più per i parenti delle vittime, e lo ha ricordato anche il sindaco e commissario per la ricostruzione, Marco Bucci: “Mi sono reso conto che per quanto riguarda i parenti delle vittime si poteva fare di più. Tutta la città ha lavorato duro: devo ringraziare Genova per aver dato un segnale molto forte all'Italia, all'Europa e al mondo. Abbiamo dimostrato cosa significa lavorare uno vicino all'altro per obiettivi comuni, sapendo che il bene della città è il bene di tutti. Questo è il messaggio più importante. La città ci chiede di continuare questo percorso. Ora siamo vicini al ponte che si sta ricostruendo, un passo per essere la prima città del Mediterraneo. Genova ci chiede di lavorare e noi lo faremo”. Alle 11.36 i discorsi sono conclusi. A suonare sono le campane, con il loro duplice messaggio di memoria e di speranza.

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