Denis Verdini starebbe preparando un clamoroso divorzio da Forza Italia. L’ex coordinatore azzurro ha incontrato i rappresentanti della sua corrente mercoledì scorso al “Parco di Roma Golf Club” per i 50 anni di Luca D’Alessandro, attuale capo ufficio stampa di Fi, avrebbe fatto il punto con i suoi ma anche con il deputato di Ncd, Fabrizio Cicchitto, Laura Ravetto e il fittiano Gianfranco Chiarelli. Verdini, racconta l’Adnkronos che cita fonti parlamentari, sarebbe pronto a fare in Senato un suo gruppo cuscinetto e spedire una componente nel Gruppo Misto di Montecitorio. Alla base della decisione ci sarebbero le insanabili divergenze con Silvio Berlusconi specie sulle riforme. La frattura si è allargata dopo la rottura del Patto del Nazareno, che Verdini aveva contribuito a costruire.
A palazzo Madama si parla di 10 senatori certi pronti a seguirlo (di cui 3 di Fi e almeno 5 di Gal), mentre alla Camera 6-8 deputati potrebbero fare il grande passo. Circola anche il nome della nuova formazione dei “Responsabili”: “Alleanza liberale popolare e autonomie”. E qualcuno scommette su un’accelerazione per martedì-mercoledì. L’addio di Denis, solo al Senato, potrebbe costare circa 650mila euro alle casse di Fi e Gal: ogni senatore che aderisce a un gruppo, infatti, vale 59mila euro sotto forma di contributo annuale. Una cifra che si dimezza, invece, con l’iscrizione a una ‘componente’ del Misto a Montecitorio, come previsto dai criteri di ripartizione decisi dall’Ufficio di presidenza (quasi 24 mila euro). A fare le spese della scissione, dunque, sarebbe in parte il presidente dei senatori di Fi, Paolo Romani (che dopo la rottura dei fittiani a giugno, dovrebbe fare i conti con un altro ‘buco’ nel bilancio del gruppo), e il presidente dei senatori di Gal, Mario Ferrara.
Il 3 giugno scorso, dopo il voto alle regionali, Romani ha perso 10 colleghi azzurri (Cinzia Bonfrisco, Francesco Bruni, Luigi D’Ambrosio Lettieri, Eva Longo, Pietro Liuzzi, i campani Ciro Falanga, Lionello Pagnoncelli, Luigi Perrone, Lucio Tarquinio, Vittorio Zizza, più Tito Di Maggio dal Pi e Antonio Milo di Gal), passati in blocco con Raffaele Fitto. E il presidente dei senatori di Fi non ha certo sorriso, quando non ha potuto più contare sul contributo annuale al gruppo dovuto dai fuoriusciti pari a complessive 590 mila euro l’anno (nel dettaglio, 59mila euro a testa per 12 mesi). Ora, in caso di rottura dei verdiniani, Romani perderebbe almeno tre forzisti (Verdini, Domenico Auricchio e Riccardo Mazzoni) e questo gli costerebbe circa 177 mila euro. Discorso diverso a Montecitorio, dove una ‘componente’ del Misto costituita da 6-8 parlamentari verdiniani varrebbe dai 147mila euro ai 196 mila euro, visto che ogni deputato ‘costa’ 49mila euro l’anno per il gruppo e quasi la metà per il misto.