Celebrare questa giornata significa rivivere una grande tragedia italiana, vissuta allo snodo tra la fine della seconda guerra mondiale e l'inizio della guerra fredda”. Così Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, nel corso del suo intervento alla celebrazione del Giorno del Ricordo avvenuta al Quirinale.
Mattarella: “Propaganda comunista contro gli esuli”
Il capo dello Stato ha ricordato il destino crudele che ha accomunato molti popoli dell'Est Europa in quegli anni, quello di passare “dall'oppressione nazista a quella comunista” sperimentando sulla propria pelle “tutto il repertorio tragico dei regimi totalitari”. Mattarella non ha esitato a ricordare che, prima dell'invasione dei partigiani titini, quelle terre conobbero “l'oppressione del fascismo verso la minoranza jugoslava”. Ma ha voluto precisare: “Non si trattò, come qualche storico riduzionista ha voluto insinuare, di una ritorsione ai crimini del fascismo, perché tra le vittime italiane (dei partigiani titini, ndr) vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e con la loro persecuzione”. Il presidente della Repubblica ha denunciato che nei confronti degli esuli “la macchina dell'accoglienza e dell'assistenza si mise in moto con lentezza, specialmente durante i primi anni”, perché “certa propaganda legata al comunismo internazionale dipingeva gli esuli come traditori, come nemici del popolo che rifiutavano l'avvento del regime comunista, come una massa indistinta di fascisti in fuga”. Ma – ha detto – “non era così, erano semplicemente italiani”. E – ha aggiunto – “soltanto dopo la caduta del muro di Berlino, una paziente ricerca storiografica ha fatto piena luce sulla tragedia delle foibe e sul successivo esodo, restituendo questa pagina di storia strappata all'Italia.
L'importanza dell'Europa
“Oggi – in quei territori, da sempre punto di incontro di etnie, lingue, culture, con secolari reciproche influenze – non ci sono più cortine, né frontiere, né guerre – ha sottolineato il capo dello Stato – oggi la città di Gorizia non è più divisa in due dai reticolati. Al loro posto c'è l'Europa, spazio comune di integrazione, di dialogo, di promozione dei diritti, che ha eliminato al suo interno muri e guerre. Oggi popoli amici e fratelli collaborano insieme nell'Unione Europea per la pace, il progresso, la difesa della democrazia, la prosperità”. Dunque – ha proseguito – “questi crimini non potranno più ripetersi nell'Europa unita”, perché “l'ideale europeo è un faro del diritto”, che tuttavia “va protetto dalle insidie contemporanee, come le guerre commerciali, il fondamentalismo di matrice islamista, l'autoritarismo”.