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Foibe e pulizia etnica: protesta di sloveni e croati

Le migliaia di persone morte nelle foibe o comunque a causa della persecuzione che avvenne tra il 1943 e il 1947 nel confine orientale furono vittime di pulizia etnica da parte dei partigiani jugoslavi? La questione è motivo di dibattito tra gli storici.

La lettera del presidente sloveno

Ora, ad agitare il delicato tema a margine del Giorno del Ricordo è il presidente sloveno, Borut Pahor, il quale ha scritto una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in cui esprime “preoccupazione” per le “dichiarazioni inaccettabili da parte di rappresentanti di alto livello della Repubblica italiana in occasione della commemorazione delle vittime delle foibe che vogliono creare l'impressione che sia stata una pulizia etnica“. Lo riferiscono i media sloveni.

Le critiche a Tajani

Non solo dalla Slovenia. Le celebrazioni avvenute in Italia ieri, 10 febbraio, hanno suscitato reazioni anche in Croazia. Il ministro degli Esteri croato, Marija Pejcinovic Buric, ha condannato le parole pronunciate dal presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, alla foiba di Basovizza: “Viva Trieste, viva l'Istria italiana, viva la Dalmazia italiana, viva gli esuli italiani, viva gli eredi degli esuli italiani”. Per Buric si tratta di un “revisionismo storico inaccettabile, soprattutto perché proviene da un alto funzionario che rappresenta il Parlamento europeo”, una delle istituzioni dell'Ue, che, ha ricordato, “è stata fondata con l'intenzione che in Europa non si ripetano mai più le guerre”. Critiche a Tajani anche da parte di un paio di eurodeputati croati e dal primo ministro sloveno, Marjan Sarec, secondo cui l'esponente di Forza Italia avrebbe fatto del “revisionismo storico senza precedenti”. “Il fascismo era un fatto, e aveva lo scopo di distruggere il popolo sloveno”, ha scritto il premier sul suo account Twitter.

La replica di Tajani

Da Strasburgo il presidente del Parlamento europeo ha risposto così: “Con la mia presenza ho voluto ricordare le migliaia di vittime degli italiani, ma anche tra croati e sloveni. Nel discorso ho fatto presente il percorso di pace e riconciliazione tra italiani, croati e sloveni. Il mio riferimento a Istria e Dalmazia italiane non è una rivendicazione territoriale ma un riferimento agli esuli italiani, ai loro figli e nipoti che erano presenti alla cerimonia”. “Proprio ristabilendo la verità storica – ha continuato Tajani – è stato possibile dare un punto di svolta alle relazioni tra Italia, Croazia e Slovenia, oggi Paesi legati da una salda amicizia. La pace duratura tra i nemici di un tempo è il migliore esempio di come l'Unione europea sia una storia di successo. Mi spiace se il senso delle mie parole sia stato mal interpretato. Non era mia intenzione offendere nessuno. Volevo solo inviare un messaggio di pace tra i popoli, affinché ciò che è accaduto allora non si ripeta mai più”.

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