Il Fondo monetario internazionale rivede al ribasso le stime per il nostro Paese: nella nuova edizione del World economic outlook (Weo), l’organizzazione internazionale indica una contrazione del Pil italiano dello 0,2% per quest’anno e una crescita dello 0,8% per il 2015. La flessione annunciata per il 2014 segue il calo del 2012 (-2,4%) e quello del 2013 (-1,9%): secondo i numeri appena diffusi, il prossimo anno andranno meglio le economie di Spagna e Grecia.
Anche il dato sul lavoro non è positivo: il tasso di disoccupazione in Italia si attesterà al 12,6% nel 2014, per poi scendere al 12% nel 2015. Numeri comunque superiori alla media dell’area euro, che registra l’11,6% nel 2014, mentre nel 2015 arriverà all’11,2%. In questo caso, i colleghi spagnoli ed ellenici faranno peggio: secondo le previsioni, i loro tassi di disoccupazione resteranno sopra il 20% sia nel 2014, che nel 2015.
Sul debito del nostro Paese, per il 2014, ancora previsioni negative: si attesterà infatti al 136,7% del Pil, in aumento rispetto al 132,5% del 2013. Nel 2015 sarà ancora al 136,4%, per scendere poi, finalmente, al 125,6% nel 2019. Ma l’Italia non è l’unico Paese europeo a cui il Fmi accosta dati non incoraggianti: riviste al ribasso anche le previsioni di Germania e Francia, è tutta l’aera euro a non dare segnali positivi.
Il Pil europeo crescerà sia nel 2014, che nel 2015, ma meno del previsto: registrerà un +0,8% quest’anno e un +1,3% nel 2015. L’organizzazione internazionale, tuttavia, sottolinea che sono aumentati i rischi di recessione per Eurolandia e resta il rischio di deflazione oltre a quello di stagnazione. “Nell’area euro c’è bisogno di riforme strutturali per la crescita – hanno spiegato gli esperti del Fondo monetario internazionale- soprattutto quelle mirate ad affrontare l’elevata disoccupazione. La credibilità, guadagnata a caro prezzo con il risanamento di bilancio non va minacciata”.
Le riforme strutturali sembrano essere la priorità anche per il Fmi: a questo proposito, infatti, l’organizzazione internazionale ha lodato il Jobs Act. Il capo economista del Fmi, Olivier Blanchard, ha spiegato: “Mi piace lo spirito della riforma del lavoro italiana: la dualità del mercato è un grande problema, crea due classi di cittadini e questo non è desiderabile. In questo scenario, il contratto unico è la strada da seguire”