Le Forze dell’ordine hanno eseguito l’arresto di 8 persone appartenenti a gruppi anarchici, accusati di essere legate a due differenti attentati avvenuti nei mesi scorsi: cinque di loro sono stati messi in relazione all’esplosione dell’ordigno artigianale che, nella notte di Capodanno, ha colpito la libreria “Il Bargello” di Firenze, ritenuta vicina al gruppo di estrema destra “Casapound”: nello scoppio, rimase gravemente ferito l’artificiere della Polizia di Stato Mario Vece, il quale perse una mano e un occhio. Le altre tre persone finite in manette, sono accusate di aver lanciato una bomba molotov, il 21 aprile scorso, contro la caserma dei Carabinieri di Rovazzano.
Gli arresti
I provvedimenti nei confronti degli 8 anarchici sono stati eseguiti dall’Antiterrorismo e dagli uomini della Digos fiorentina: 6 fermi sono stati effettuati nella provincia di Firenze, mentre i restanti due nelle province di Roma e Lecce. Le accuse che gravano sugli arrestati vanno dall’omicidio alla costruzione detenzione e porto in luogo pubblico di ordigno esplosivo e danneggiamento aggravato. Mentre le Forze dell’ordine effettuavano le perquisizioni nella casa di campagna ritenuta “base operativa” del gruppo anarchico nota come “La riottosa” (in zona Galluzzo), due dei sospettati dell’attentato di Capodanno hanno tentato di sfuggire alla cattura salendo sul tetto dell’edificio assieme ad altre persone.
La bomba di Capodanno
Gli arresti dei presunti autori del tentato attacco bomba, costato l’amputazione della mano sinistra e la perdita dell’occhio destro all’artificiere Vece, sono stati eseguiti al termine di un’indagine durata sette mesi, fatta di intercettazioni e pedinamenti ripetuti. Gli anarchici arrestati appartengono al gruppo degli insurrezionalisti e, a quanto pare, le tracce del dna di uno di loro sarebbero state individuate sull’ordigno esploso addosso all’artificiere 39enne, più o meno attorno alle 6 del mattino dell’1 gennaio scorso in Via Leonardo da Vinci. Secondo quanto riportato in seguito, l’ordigno rudimentale costruito e incastrato nelle reti metalliche della libreria, avrebbe avuto un potenziale ridotto ma comunque in grado di uccidere una persona. Le tracce di dna riscontrate sui resti della bomba, apparterrebbero allo stesso costruttore.