Il leader della Fiom ha lanciato la sua “coalizione sociale” dopo mesi di incontri e dibattiti, accompagnati da critiche e polemiche, per “mettere nelle condizioni di poter difendere i diritti” di tutti, “diritti di cittadinanza a partire da quello del lavoro, non solo quello salariato, ma in tutte le forme”, arrivando fino al referendum. “Non è mai successo dal dopoguerra che un governo facesse leggi che cancellano i diritti senza consultare i diretti interessati né i sindacati”.
La riunione è stata convocata dal segretario della Fiom Maurizio Landini per mettere in campo le basi di una azione alternativa alle politiche del governo di Matteo Renzi. La riunione a porte chiuse ha visto la partecipazione di diverse associazioni, da Emergency ad Arci, da Libera ad Articolo 21. Presenti anche rappresentanti di alcune categorie professionali come avvocati, farmacisti e dottorandi di ricerca.
“La politica non è proprietà privata” aveva scritto in grassetto nella lettera di invito tuttavia “chi pensa sia iniziata una fase preparatoria per la nascita di un nuovo partito sbaglia. E se ne vada a casa”, ha detto Landini, aprendo l’incontro nella sede nazionale del suo sindacato a Roma. Entrando alla riunione uno dei partecipanti Paolo Perrino dell’associazione Spin Time Action ha fatto intendere i punti di discussione che sarebbero stati affrontati: “Il futuro non può essere né cemento né fabbrica, ci vuole un’alternativa al governo, Renzi si è perso per strada la capacità di rappresentare gli interessi popolari. Le politiche della Commissione Ue e della troika, anche in Italia mettono in discussione la democrazie”.
Il Segretario della Fiom, al termine dell’incontro, ha inoltre sottolineato la necessità di “rinnovare il sindacato per evitare la cancellazione, perché è in atto un processo di cancellazione delle sigle sindacali”. Landini ha ripetuto però che l’obiettivo non è quello di fare un nuovo partito perchè “noi facciamo il nostro mestiere di movimento sindacale e sociale”, ha detto. “Agiremo contrattualmente nei luoghi di lavoro per chiedere che tutti abbiano gli stessi diritti, per aprire una battaglia sugli appalti, per riconquistare i contratti ma cambiare le leggi vuol dire fare proposte per costruire un consenso e, se necessario, arrivare anche a forme di referendum abrogativi”.