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FATTURE FALSE: ARRESTATI GLI IMPRENDITORI RICUCCI E COPPOLA

Stefano Ricucci e Mirko CoppolaĀ sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza con l’accusa di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. L’ordinanza nei confronti dei due imprenditori ĆØ stata emessa dal Gip di Roma e le indagini sono state svolte dal nucleo di Polizia Tributaria. Le fatture false, per circa un milione di euro, sarebbero state utilizzate da Ricucci per ottenere liquiditĆ  finanziaria.

Indagato anche Nicola Russo, magistrato del Consiglio di Stato nonchĆ© componente della Commissione Tributaria Regionale. L’inchiesta – spiegano gli investigatori – si inserisce in un piĆ¹ ampio contesto investigativo relativo al fallimento di una delle societĆ  del Gruppo Magiste, riconducibile all’immobiliarista Ricucci. Nelle prime ore del giorno piĆ¹ di 170 finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma hanno eseguito 40 perquisizioni tra Lazio, Lombardia e Campania nei confronti degli indagati e di societĆ  ad essi riconducibili per i reati di rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, corruzione in atti giudiziari, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

Gli inquirenti hanno posto l’attenzione sull’acquisto, effettuato da un commercialista di Milano, Filippo Bono, di alcune posizioni creditorie vantate da societĆ  apparentemente terze nei confronti della societĆ  fallita che sono state poi rivendute nuovamente a Ricucci. In tale contesto Coppola avrebbe messo in contatto il commercialista milanese con Stefano Ricucci. Tra le posizioni creditorie acquisite vi ĆØ un credito Iva pari ad oltre 20 milioni di euro, vantato dalla Magiste Real Estate Property S.p.a. nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, in attesa di rimborso in quanto oggetto di contenzioso in Cassazione. Infatti, la sentenza di secondo grado, favorevole alla societĆ  ricorrente, ĆØ stata impugnata dall’Agenzia delle Entrate che sostiene l’indetraibilitĆ  dell’Iva, poichĆ© relativa ad una fraudolenta compravendita immobiliare effettuata tra due societĆ  riconducibili a Ricucci.

A tal proposito, sono stati svolti accertamenti tesi a verificare la regolaritĆ  del contenzioso tributario e sono emersi significativi elementi di anomalia in ordine alle motivazioni della sentenza di secondo grado. In particolare, la pronuncia rappresenta, in parte, un “copia e incolla” delle memorie del contribuente, riproducendone i contenuti e addirittura gli errori di battitura Particolarmente significativo – rilevano gli investigatori – ĆØ il fatto che l’accordo per l’acquisizione del credito fiscale sia intervenuto nel febbraio 2015, epoca compresa tra la data della camera di consiglio (dicembre 2014) e la data del deposito della sentenza (aprile 2015), quando la decisione era di fatto giĆ  stata assunta ma non conoscibile alle parti in causa.

Le anomalie rilevate – ĆØ stato spiegato – hanno consentito di confermare l’interesse di Ricucci a rientrare in possesso degli asset immobiliari e dei crediti nell’ambito dalla procedura fallimentare. Hanno permesso, inoltre, di acquisire elementi che confermano una conoscenza diretta tra Stefano Ricucci e Nicola Russo, giudice relatore della sentenza di secondo grado che ha annullato la pretesa fiscale dell’Erario; di rilevare contatti telefonici, nel periodo compreso tra la data della decisione e quello dell’emanazione della sentenza, tra Nicola Russo e Liberato Lo Conte, soggetto riferibile all’immobiliarista; di accertare la presenza di fatture per operazioni inesistenti tra la Lekythos S.r.l., amministrata da Ricucci, e la Pdc Consulting s.r.l., riconducibile a Mirko Coppola e formalmente amministrata da un suo prestanome, Luciano Colavecchi.

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