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Fatte le liste ma il Pd si spacca

La direzione nazionale del Partito democratico ha approvato alle 4 di questa notte le liste per le prossime elezioni politiche ma si è consumato uno strappo politico che potrebbe avere pesanti ripercussioni in vista della campagna elettorale. La minoranza, infatti, non ha partecipato al votoAndrea Orlando aveva chiesto un'ora di tempo per valutare i nomi proposti ma la richiesta è stata respinta e gli esponenti delle minoranze che fanno capo a Orlando, Gianni Cuperlo e Michele Emiliano hanno lasciato la direzione in dissenso. “Non c'è stata nessuna trattativa o braccio di ferro, perché i nomi li sentiamo solo ora, non li abbiamo neanche letti” ha affermato Orlando dopo che Lorenzo Guerini ha presentato l'elenco dei candidati.

Dopo una giornata di rinvii, la direzione è slittata alle 22.30 ma solo a mezzanotte passata è comparso Matteo Renzi per chiedere di pazientare ancora un po' prima di avvertire: “Le liste non troveranno la totale condivisione, ma è giusto che un'assemblea democratica possa dare la propria valutazione”. Alle due e mezzo del mattino il premier Paolo Gentiloni fa il suo ingresso al Nazareno, dove ci sono tutti i ministri Dem: si inizia. Renzi rivendica il lavoro fatto e distilla ottimismo: “Abbiamo una straordinaria occasione di recuperare” nei sondaggi grazie anche alle divisioni del centrodestra. Poi dopo la lettura dei nomi, la direzione respinge la richiesta di Andrea Orlando di avere un'ora per valutare i nomi. La minoranza esce. Le liste sono approvate: ci saranno ventiquattro ore per i ricorsi mentre le minoranze denunciano un ridimensionamento: “Non siamo neanche in grado di valutare di quale entità”.

All'ultimo rientrano in corsa Beppe Fioroni, Cesare Damiano e Barbara Pollastrini che saranno candidati, non così Andrea Martella, coordinatore dell'area Orlando. Appaiono soddisfatti gli esponenti delle aree Martina e Orfini, che avrebbero confermato lo stesso numero di parlamentari. Tra gli alleati, si scioglie il dubbio su Beatrice Lorenzin, che correrà per la Camera a Modena, mentre a Riccardo Nencini viene affidato il difficile collegio di Arezzo, per il Senato. Matteo Renzi correrà nel collegio Firenze 1 Camera e nei listini di Umbria e Campania. Paolo Gentiloni nell'uninominale a Roma, nel plurinominale nelle Marche e in Sicilia. Moltissime conferme tra i renziani ma anche alcune new entry. Nelle liste ci sono il costituzionalista Stefano Ceccanti e il portavoce di Gentiloni, già portavoce di Renzi, Filippo Sensi. Roberto Giachetti sarà all'uninominale in Toscana, a Sesto Fiorentino. Lucia Annibali, l'avvocatessa sfregiata dall'acido, nell'uninominale a Parma. In Campania compare in lista il nome di Franco Alfieri, che fu al centro del caso “fritture” da offrire nella campagna per il referendum, ma anche Giuseppe De Mita, nipote di Ciriaco. E' confermata la candidatura del presidente del gruppo S&D Gianni Pittella a Potenza e di Maria Elena Boschi nel collegio di Bolzano. Altri nomi in lista: l'ex presidente della Basilicata Vito De Filippo, Benedetto Della Vedova a Prato, Gianni Cuperlo a Sassuolo

“Una legge elettorale ha molti effetti positivi ma la selezione ha un meccanismo molto complicato. Altre leggi elettorali consentivano sistemi più semplici. Abbiamo ricevuto dei no, alcuni mi hanno fatto male” ha detto il segretario Matteo Renzi nel corso dei lavori. “Persone – ha aggiunto – con cui abbiamo fatto anche un pezzo di strada insieme. Questa è una delle esperienze peggiori, una delle esperienze più devastanti dal punto di vista personale” ha sottolineato.

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