Il governo va avanti sull’acquisto dei 90 F-35 dagli Stati Uniti, nonostante le proteste della sinistra e del mondo pacifista. La conferma è arrivata dal Pentagono e autorevoli fonti militari italiani, secondo le quali si sta lavorando per chiudere l’affare con un taglio consistente del budget iniziale. Nella serata di ieri il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha commentato la notizia con un tweet: “Nessuna conferma, nessuna disdetta. Numero di 90 è stato stabilito dal precedente Governo. Il programma prosegue secondo l’illustrazione data al Parlamento”. Si prosegue, dunque, secondo i piani originari anche se il programma potrebbe essere ridefinito alla luce delle risultanze del Libro Bianco della Difesa, che non è stato ancora completato.
Secondo l’Ansa fonti italiane che seguono il dossier ricordano che “l’ordine non è stato mai messo in discussione. Anche le varie risoluzioni approvate dal Parlamento nei mesi scorsi prevedevano di proseguire con il programma – sia per esigenze di difesa e sicurezza nazionale, sia per gli importanti ritorni economici per l’industria nazionale – ma contenendo in modo sensibile i costi. E’ quello che il Governo ritiene di riuscire a fare”. Il costo dell’operazione dovrebbe essere di circa 14 miliardi.
Somma già ridotta dopo che la Difesa stessa, durante il Governo Monti, ha deciso un ridimensionamento del programma, passando dagli iniziali 131 velivoli agli attuali 90. In attesa delle risultanze del Libro Bianco gli ordini sono stati sospesi, ma nelle more di questa eventuale ridefinizione del programma è stato nei mesi scorsi firmato l’impegno relativo all’anno 2014 per la produzione di un lotto di due velivoli, che si aggiungono ai sei per i quali i contratti sono già stati firmati e sono operanti, con consegne previste tra il 2015 e il 2016.
L’esigenza principale italiana è quella di sostituire con gli F35 gli AV-8B Harrier della Marina e gli AMX e i Tornado dell’Aeronautica che dal 1991 hanno operato in tutte le missioni internazionali: si calcola che i 90 F35 alla fine rimpiazzeranno circa 250 vecchi velivoli. Sui cacciabombardieri, tra l’altro, l’Italia ha già investito 2 miliardi e mezzo e realizzato a Cameri, in provincia di Novara, lo stabilimento dove verranno costruite le ali e il blocco centrale della fusoliera e che oggi e’ stato designato come unico centro di manutenzione in Europa.
Il primo cassone alare prodotto in Italia dovrebbe uscire dallo stabilimento di Cameri il prossimo mese di marzo. Secondo alcune stime, il programma F35 dovrebbe garantire in Italia circa 10mila posti di lavoro, tra diretti e indotto. Il caccia verrà prodotto in tre versioni: F-35A, a decollo e atterraggio convenzionale (CTOL); F-35B, a decollo corto ed atterraggio verticale (STOVL); F-35C, versione per portaerei convenzionali (CV). Al momento l’Italia ha in programma l’acquisto di 60 velivoli della prima versione e 30 della seconda. Il primo aereo con la coccarda Tricolore dovrebbe essere pronto per il primo volo a fine primavera-inizio estate.