Alla fine c'è anche un po' di Italia nelle gerarchie della nuova Unione europea. Nessuna clamorosa sorpresa, visto che il nome circolava con insistenza nelle ultime ore, ma la soddisfazione è comunque tanta (e unanime) per l'elezione del dem David Sassoli alla presidenza dell'Europarlamento. Il nome forte dei Socialisti e democratici eredita dunque la poltrona di Antonio Tajani, dal quale riceve l'investitura e il non facile compito di guidare un'assemblea come quella di Strasburgo che, già dalla prima riunione, ha fatto capire come la sfida che il nuovo presidente ha di fronte sarà tutt'altro che semplice. Il politico italiano, eletto con il Partito democratico, ha ottenuto una maggioranza di 345 voti, a fronte dei 332 richiesti. Si definisce così il quadro fatidico delle nomine, con un'elezione, quella di Sassoli, che riequilibra anche un po' le parti e che inserisce l'Italia come elemento di discontinuità rispetto all'asse franco-tedesco, viste le assegnazioni della Commissione europea a Ursula von der Leyen (Germania) e della Banca centrale a Christine Lagarde (Francia).
Chi è il nuovo presidente
“L'Europa ha ancora molto da dire se sapremo dirlo insieme”, dice Sassoli nel suo primo accorato discorso a Strasburgo. Un ruolo a cui è arrivato dopo una lunga gavetta politica, iniziata e proseguita a braccetto con quel Partito democratico del quale è stato uno degli aderenti della prima ora e con cui, nel 2009, si candiderà per la prima volta all'Eurocamera. In precedenza, una carriera iniziata come giornalista, dapprima a livello locale poi in ambito nazionale, arrivando alla conduzione del Tg1 negli anni Novanta, ricoprendo in seguito anche il ruolo di vicedirettore. La sua caratura da anchorman lo avvicina all'elettorato che, alla sua candidatura per Strasburgo, risponde con 412.502 preferenze, che ne fanno il primo eletto della circoscrizione Italia Centrale, oltre che capogruppo dem all'Europarlamento. Da qui inizia a dedicarsi esclusivamente alla politica, centrando la rielezione sia nel 2014 (206.170 voti, con nomina a vicepresidente) e nel 2019 (128.533). In vista delle Elezioni europee del maggio scorso, il futuro presidente aveva tracciato in un'intervista a In Terris l'identikit della nuova Europa, spiegando che “di fronte alle diseguaglianze sociali, al lavoro che non c’è e alle dinamiche migratorie, l’Europa viene spesso percepita in modo distorto. Non c’è dubbio che vi sia da recuperare un rapporto con l’opinione pubblica. Dobbiamo avanzare proposte per un’Europa più giusta, un'Europa che ponga al centro la persona umana. Come ha affermato papa Francesco è necessaria 'un’Europa capace di dare alla luce un nuovo umanesimo'”.
Il discorso
E, arrivato alla presidenza dell'Europarlamento, Sassoli ribadisce la centralità europea, precisando che “l'Europa sarà più forte solo con un parlamento europeo in grado di giocare un ruolo più importante”. All'Europa, ha spiegato il neopresidente, serve “recuperare lo spirito dei padri fondatori”, “coniugare crescita, protezione sociale e rispetto dell'ambiente” e “rilanciare gli investimenti sostenibili”. Questo a fronte di un momento storico in cui le trasformazioni epocali richiedono coraggio: “Non siamo un incidente della Storia, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l'antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia. Se siamo europei è anche perché siamo innamorati dei nostri Paesi. Ma il nazionalismo che diventa ideologia e idolatria produce virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi”.