“Un’emergenza straordinaria” che ha innescato “una reazione straordinaria” e sulla quale “bisogna stare attenti a scatenare la voglia del capro espiatorio”. Paolo Gentiloni, intervistato da Fabio Fazio a “Che tempo che fa”, loda lo sforzo dei soccorritori, impegnati da 5 giorni nelle difficili ricerche dei dispersi dell’hotel Rigopiano. E annuncia un cambio di passo, necessario affinché ora, tra gli abitanti delle zone colpite non si diffonda la “disperazione”: dare “poteri straordinari a chi si occupa di emergenza, ovvero alla Protezione Civile e al commissario per la ricostruzione”.
Il successore di Matteo Renzi fa capire che, nel rispetto della fiducia del Parlamento, il lavoro del governo va avanti e non è certo a scadenza. “Noi lavoriamo come se dovessimo lavorare molto a lungo ma ci rimettiamo alle decisioni del Parlamento“, puntualizza Gentiloni annunciando che, già in questa settimana, l’esecutivo interverrà per dare più poteri a Fabrizio Curcio e Vasco Errani. “Non possiamo avere strozzature burocratiche, dobbiamo dare un segnale di accelerazione forte e chiaro”, sottolinea il premier che non entra nel merito delle accuse sui soccorsi non tempestivi ai clienti dell’hotel Rigopiano, ma invita tutti alla calma.
“Temo un Paese incattivito che cerca subito il giustiziere e il capro espiatorio. La verità serve a far funzionare le cose meglio, non a cercare vendette“, afferma il premier. Ma l’ingresso a Palazzo Chigi di Gentiloni è stato segnato da un’altra emergenza, la correzione di 3 miliardi alla manovra dall’Europa. Una correzione sui quali l’Italia intende giocarsi tutte le sue carte “La rigidità su questi zero virgola non ha senso”, è la premessa di Gentiloni secondo il quale, peraltro, “alle parole commosse” ascoltate da Bruxelles sul sisma “devono seguire i fatti”.
Difficile, insomma, che l’Italia metta in campo a stretto giro una manovra aggiuntiva (“l’espressione mi fa venire il morbillo”, scherza il premier) ma da Roma non c’è alcuna volontà di rompere con Bruxelles. “Collaboreremo per una soluzione nei prossimi mesi, probabilmente attorno alla stesura del prossimo Def” ma “se un aggiustamento è necessario questo non deve deprimere la nostra crescita”, spiega il premier. Rispetto all’America di Donald Trump, Gentiloni mostra intatta la volontà dello stretto dialogo con Washington, ma senza deroghe ai valori cardine dell’Europa unita. “Ci sono valori ai quali non rinunceremo: il protezionismo per noi non è una soluzione, il migrante deve accettare delle regole ma non può essere respinto, per noi la società aperta è un valore”, avverte il premier lanciando alcune pillole del suo programma di governo: reddito di inclusione, lavoro, Sud e la decisione di “non recuperare tra i pensionati al minimo quegli euro in più che erano stati dati”.
Un lavoro intenso nel quale da un lato Gentiloni rivendica “una continuità” con il governo Renzi ma dall’altro ne puntualizza “l’ovvia discontinuità: io non sono Renzi anche perché non ho l’età”. E quasi a darne prova Gentiloni rimarca l’importanza di un concetto per alcuni obsoleto, quello di Stato sociale: “Chi pensa sia un relitto del passato sbaglia di grosso“.