Il 27 dicembre potrebbe essere la data buona per annunciare lo scioglimento delle Camere e fissare per il 4 marzo la data delle prossime elezioni politiche. Uno stop anticipato della legislatura insomma anche se l'attuale mandato scadrebbe comunque nel terzo mese dell'anno.
Niente dimissioni
Paolo Gentiloni, secondo l'indiscrezione del Corriere della Sera, non rassegnerebbe però le dimissioni ma si limiterebbe a “dichiarare esaurito” il suo compito restando in carica sino al giorno del voto per il disbrigo degli affari urgenti. Non è uno scenario inedito nella storia repubblicana. Già con Giuliano Amato nel 2001 e con Silvio Berlusconi nel 2006 avvenne la stessa cosa. Sergio Mattarella punta così a mettere al riparo il governo dai possibili intoppi parlamentari successivi all'approvazione della Legge di Stabilità. Questo, in linea teorica, non impedirebbe però l'assunzione di decisioni importanti, spiega il Corsera, come avvenne nel 1998 con la concessione delle basi Nato per l'intervento in Kosovo.
Partiti in affanno
La decisione di sciogliere le Camere prima del tempo impone alle forze politiche di accelerare sulla formazione delle coalizioni da proporre agli italiani. Operazione che, al momento, sembra in alto mare. Matteo Renzi, incassato il passo indietro di Giuliano Pisapia, dice di voler andare avanti da solo. Ma, salvo miracoli, per il suo Pd l'obiettivo del 40% assume contorni utopistici. Nel centrodestra le cose non vanno meglio. Sulla scelta del candidato premier le posizioni di Berlusconi, Salvini e Meloni non potrebbero essere più distanti. Non solo: ci sono aspetti del programma su cui una convergenza sembra difficile. A partire dal rapporto con l'Unione Europea. Dentro la stessa Forza Italia sono iniziate le grandi manovre. In un'intervista rilasciata a TgCom24 l'ex Cav ha annunciato che solo la metà dei 100 parlamentari azzurri sarà riconfermato. Parole che hanno generato malumore nel suo partito. Certo, la convinzione è che,alla fine, tutti gli uscenti saranno ricandidati ma l'idea di restyling che l'ex premier ha in mente lascia comunque il segno. Forte dei sondaggi che danno il centrodestra in crescita ed il suo partito al 17,4% l'ex capo del governo ha intenzione di consolidare il vantaggio convinto che con la sua presenza in campagna elettorale le percentuali siano destinate a crescere. Il Movimento 5 Stelle, da parte sua, un candidato premier ce l'ha, Luigi Di Maio, resta da capire con quale programma si presenterà agli elettori. E in ogni caso pur se dovesse risultare il primo partito difficilmente riuscirebbe a governare da solo. In una situazione che si annuncia frammentata, uno scenario “spagnolo” lo definisce il Corriere, col serio rischio che il 5 marzo 2018 dalle urne non esca una maggioranza stabile. Forse proprio per questo Mattarella ha pensato di lasciare Gentiloni a Palazzo Chigi sino all'ultimo giorno.