Per raccontare la storia della piccola Eleonora Gavazzeni dobbiamo partire da una premessa: non esiste cifra, misura riparatoria, strumento giuridico in grado di ripagare le sofferenze di una famiglia costretta all'impotenza di fronte all'inferno vissuto dalla propria bambina. Un incubo quotidiano fatto di immobilità totale e continui interventi medici, senza la possibilità di comunicare quanto le sta avvenendo e porre la più semplice, e nel contempo profonda, delle domande: “Perché?“.
Eleonora non può parlare, non può muoversi, ma quell'interrogativo ce l'ha nel cuore da quasi 10 anni (li compirà il prossimo 3 dicembre); mamma Benedetta e papà Davide, viceversa, una risposta se la sono data e cercano con forza di vederla confermata anche a livello giudiziario. E qui dalla premessa passiamo alle conclusioni, perché se il denaro non ripaga le sofferenze è pur vero che aiuta a mandare avanti una famiglia che ha sacrificato tutto per assistere amorevolmente Eleonora, oltre a essere il riconoscimento materiale di cause e responsabilità di un dramma iniziato il 3 dicembre 2008.
La vicenda
La bimba nasce tetraplegica e sordocieca. La famiglia punta il dito contro due ginecologhe dell'ospedale “Santa Maria della Misericordia” di Rovigo, le quali avrebbero persistito sull'opzione del parto naturale nonostante da tempo fosse stato rilevato uno stato “patologico” della nascitura che avrebbe imposto il cesareo, poi eseguito. In pratica, secondo i genitori di Eleonora, l'ostinazione dei due medici – che avrebbero anche eseguito manovre ostetriche sconsigliate nella posizione e nelle condizioni in cui si trovava il feto – avrebbe portato la piccola a trovarsi per diverse ore in stato di asfissia con danni irreparabili sul suo sistema nervoso.
I processi
Come è facile intuire il caso si è subito spostato sul piano giudiziario. In primo grado il Tribunale penale di Rovigo ha assolto le due operatrici sanitarie dalle accuse di lesioni gravissime. Sentenza poi ribaltata dalla Corte d'Appello di Venezia che ha riconosciuto la responsabilità delle due imputate, dichiarando però di potersi procedere per intervenuta prescrizione. Nel contempo entrambe, insieme alla Ulss 5 Polesana (l'azienda sanitaria locale nella cui circoscrizione è compreso l'ospedale trevigiano), sono state condannate al risarcimento del danno, nell'entità stabilita in successivo giudizio, e alla rifusione delle spese giudiziarie. E arriviamo al processo civile di primo grado, che si conclude con la condanna dei due medici e della Ulss a un risarcimento fissato in 5 milioni e 100 mila euro, in solido con due assicurazioni estere con le quali i tre convenuti avevano stipulato contratto per ottenere la “manleva” per eventuali danni arrecati durante la propria attività. Il caso è ora in Appello.
L'inchiesta
La vicenda ha attirato l'attenzione dei principali organi d'informazione. Tra i primi a occuparsene il programma d'informazione e di approfondimento “Storie italiane” (Rai1), condotto da Eleonora Daniele. “Ci siamo avvicinati a questa famiglia circa un anno e mezzo fa insieme a Virginia Piccolillo del Corriere della Sera – racconta la giornalista a In Terris – abbiamo lottato insieme a loro, sostenendo la loro richiesta di risarcimento. Un'opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica che, forse, ha fatto comprendere meglio ai giudici quanto il caso fosse grave“. Del resto, aggiunge la Daniele, “parliamo di una bimba che ha bisogno di assistenza 24 ore su 24. Prima la mamma e poi il papà hanno dovuto smettere di lavorare per stare con lei”. Ma come si mantiene la lucidità mentre si racconta una vicenda del genere in diretta tv? “Conosco molto bene i problemi che affrontano le famiglie con disabili al loro interno, ho una sensibilità particolare sul tema. Pur parlandone davanti alle telecamere so benissimo, però, che il dolore è soprattutto di chi vive queste situazioni in prima persona”. L'obiettivo del programma diventa allora “quello di farli sentire meno soli, di combattere insieme. Non vogliamo limitarci a raccontare una storia, vogliamo viverla insieme ai cittadini. La condivisione dei problemi è fondamentale nel servizio pubblico, oltre a essere un valore molto cristiano”.
La proposta rifiutata
Ed è proprio a “Storie italiane” che arriva una mail nella quale le due assicurazioni condannate propongono di pagare circa 3,4 milioni di euro, 1,7 milioni in meno rispetto a quanto stabilito dal giudice. “Ma a noi non è arrivata alcuna proposta ufficiale – ci spiega l'avvocato Mario Cicchetti, legale dei Gavazzeni- hanno inviato la proposta a dei giornalisti, piuttosto che alla parte interessata. Un atteggiamento incomprensibile, da stigmatizzare”. In ogni caso la linea non cambia: “Le offerte si fanno prima o durante il giudizio, non dopo una sentenza di condanna. Noi vogliamo il risarcimento stabilito dal Tribunale. Non accettiamo il fatto che assicurazioni estere possano dettar legge in Italia, sarebbe un precedente pericolosissimo“.
Lotta quotidiana
Inconsapevole di quanto le sta avvenendo intorno, persino della sua notorietà, Eleonora continua ad aspettare. “Nostra figlia ha bisogno di assistenza 24 ore su 24 – ci dice il papà, Davide – e non possiamo permettercela. Mia moglie ha lasciato il lavoro 10 anni fa e io ho dovuto chiudere l'azienda da 12 dipendenti che avevo. I soldi che abbiamo li spendiamo per le terapie di cui Eleonora ha bisogno, per farla stare meglio”. Alla famiglia, fra tanto dolore, non è mancata la solidarietà. “Su iniziativa della parrocchia di Borsea (Rovigo) c'è stata raccolta fondi – spiega -. Sono state poi organizzate partite del cuore, maratone e concerti. Ma abbiamo anche dovuto indebitarci con le banche”. Perché le cure costano, e tanto. “Eleonora ha grandi possibilità di recupero, se le terapie vengono fatte in brevi tempi. Deve fare tanta fisioterapia e anche ossigenoterapia. Abbiamo trovato un centro ad alta specializzazione in Florida che farebbe al caso nostro, ma una terapia di pochi mesi può costare sino a 3/400 mila euro“. Oggi la piccola “va imboccata, lavata e cambiata. E' totalmente tetraplegica”. In una situazione del genere continuare ad avere fiducia nel sistema sanitario è difficile. “Ma noi ne abbiamo – replica Davide – salvo che per l'ospedale di Rovigo, per le due ginecologhe e per le assicurazioni si sono negate a qualunque trattativa”. Tra i pochi momenti di gioia vissuti in questi anni c'è sicuramente l'incontro con Papa Francesco a San Pietro. “E' stata una giornata memorabile, organizzata da don Silvio, parroco di Borsea – ricorda -. Il Santo Padre ci ha detto che Eleonora è bellissima“.