Se scattassero le clausole di salvaguardia, l’aggravio toccherebbe numerosi prodotti di uso quotidiano. “Costerà di più svegliarsi e fare colazione al bar o in casa, ma anche lavarsi il viso e i denti, prendere la macchina per andare a lavoro, mangiare un tramezzino al bar, andare dal parrucchiere o portare un abito in tintoria, pagare le bollette o trascorrere una serata al cinema o in pizzeria”. A fare i conti in dettaglio su ciascun prodotto sono i Consumatori che ricordano come le clausole prevedono anche gli incrementi delle accise sui carburanti con un gettito stimato dalla Legge di bilancio pari a 400 milioni di euro all'anno, con conseguenti effetti negativi sui listini dei beni trasportati su gomma L'aumento dell'Iva si farà sentire nella vita di tutti i giorni, dal cappuccino al bar al parrucchiere per non parlare di quando si acquisterà uno smartphone o un'auto di grossa cilindrata, avverte il Codacons.
Prezzi al dettaglio
Uno sciopero dei consumatori per protestare contro il rischio di un aumento Iva e il completo disinteresse del Governo nei confronti dei cittadini. Codacons ha proposto a Intesa 4.0 di scendere in campo e di far sentire la voce dei consumatori, rimasti silenti in questi primi giorni di crisi politica. Il giorno 8 settembre, riferisce l’Agi, tutti i consumatori sono quindi invitati a non prendere la macchina se non per estrema necessità, a non fare il pieno di benzina, a non fare acquisti se non necessari (nemmeno di generi alimentari) e a spegnere la tv per almeno 3 ore: in questo modo esprimeranno la loro protesta nei confronti in particolare del rischio di un aumento Iva, che avrebbe conseguenze devastanti per l'economia nazionale. Nei prossimi giorni saranno indicate nel dettaglio le modalità per aderire alla protesta. Se le aliquote Iva e le accise saranno ritoccate al rialzo, infatti, i prezzi al dettaglio di una moltitudine di beni di largo consumo subiranno un aumento che determinerà a regime, nel biennio 2020-2021 e a parità di consumi, una stangata complessiva pari a 1.200 euro a famiglia. Un altro salasso, dopo i tanti – troppi – già subiti in passato. Anche per questo, i consumatori chiedono al governo e al Parlamento di riconoscere più importanza ai problemi pratici di sopravvivenza dei cittadini, di creare immediatamente strutture dedicate specificamente (come “Mr. Prezzi”, fallito completamente) ai loro problemi. Propongono, aggiunge l’Agi, in vista delle prossime elezioni politiche, tutti i leader delle associazioni dei consumatori come possibili candidati (in tutti i partiti), con il solo fine di gestire un nuovo ministero che dovrebbe occuparsi soltanto dei problemi dei risparmiatori, dei consumatori e degli utenti dei servizi pubblici. L'associazione, sottolinea l’Agi, chiede un incontro urgente a Conte e Mattarella per discutere di questi punti, nell'interesse dei consumatori e dei cittadini italiani. L’aumento dell’Iva costerà alle famiglie italiane 541 euro in più.
Senza contromisure
Per come è scritta l’ultima legge di Bilancio, secondo il Sole 24 Ore, senza contromisure l’aliquota ordinaria del 22% salirà al 25,2% e quella ridotta al 10% passerà al 13%. “Sono molto preoccupato perché a volte, troppe volte, ho l'impressione che la politica guardi troppo al proprio ombelico e troppo poco agli interessi delle famiglie e delle imprese- dichiara a LaPresse Alessandro Vittorio Sorani, presidente di Confartigianato Imprese Firenze sulla situazione politica- Se non fosse così infatti avremmo un accordo unanime in Parlamento per bloccare i futuri aumenti dell'Iva che costeranno almeno 23 miliardi al Paese. Accordo che dovrebbe essere fatto subito a prescindere dall'esito dell'attuale crisi di governo”. La crisi di Governo ha aperto la strada a incognite importanti come l'aumento dell'Iva che senza contromisure sarà una realtà a partire dal prossimo primo gennaio. Per scongiurare il rincaro servono 23,1 miliardi di euro, un'operazione che si preannunciava difficile anche con il governo al lavoro. “E' evidente – aggiunge Sorani – che l'immediata conseguenza di un aumento dell'Iva sarebbe un indebolimento del potere di acquisto delle famiglie. Se in tanti il prossimo anno avranno in tasca meno soldi da spendere, questo indebolirà ulteriormente un sistema di imprese che già sta combattendo con la stagnazione economica ormai da più di un anno, tenendo presente che anche l'export sta calando a seguito della guerra dei dazi. Insomma pioverà sul bagnato col risultato che ci saranno aziende costrette a chiudere o a ridimensionare i propri investimenti, il che, purtroppo, porterà ad una ulteriore diminuzione dei posti di lavoro innestando un circolo vizioso devastante per tutto il nostro tessuto produttivo toscano”. Per il Sole 24 Ore l’aumento corrisponda a 45 euro in più al mese su una spesa di 1.982 euro.
Tagli di spesa
“La scelta di buttare la palla in avanti, presa lo scorso dicembre dalla maggioranza gialloverde, rischia ora di tradursi in un pericoloso contropiede (e forse in un autogol) – analizza il quotidiano della Confindustria -.A parole, infatti, tutte le forze politiche (opposizione compresa) hanno sempre detto di voler evitare il rincaro. Ma adesso si entra in una terra di nessuno, in cui gli scenari sono tutti possibili e le certezze poche. Tanto è vero che ieri ci sono state accuse incrociate tra Lega e M5S sulle responsabilità dell’incremento dell’imposta sul valore aggiunto”. Del resto, “l’aumento dell’Iva vale 23,1 miliardi di euro per il solo 2020 (senza contare l’ulteriore rincaro già programmato per l’anno successivo). E per evitarlo bisognerà “coprirlo” con aumenti di altre imposte, tagli di spesa o ampliamenti del deficit. Alzando, in quest’ultimo caso, il livello dello scontro con la Commissione europea e accettando le reazioni dei mercati”.