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E’ morto Oscar Mammì, autore della prima legge sull’emittenza radiotelevisiva

Addio a Oscar Mammì, esponente del Partito repubblicano italiano e promotore della prima legge sull’emittenza televisiva, nonché ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni dal 1987 al 1991. E’ stato proprio nel periodo come guardasigilli che Mammì promosse la legge che prenderà il suo nome, avviando il riordino del sistema radiotelevisivo italiano e sancendo l’innovativa divisione fra reti pubbliche e private. La sua carriera in politica, però, lo aveva già collocato in ruoli importanti, a cominciare da quello di sottosegretario all’Industria e al commercio durante la seconda legislazione di Mariano Rumor tra il 1969 e il 1970 e sotto il governo di Emilio Colombo. Aveva 90 anni.

In politica

Laureato in Economia e commercio, Mammì iniziò lavorando in banca senza però dimenticare quella passione per la politica che, da subito, lo vide impegnato nelle file dei repubblicani dei quali divenne deputato alla Camera dal 1972 (anno della prima elezione) fino al 1992, attraversando un periodo che va dalla quinta alla decima legislatura. Durante il primo e il secondo governo Craxi ricoprì il ruolo di ministro per i Rapporti con il Parlamento, mentre risale al 1987 (anno del governo Goria) la sua nomina al dicastero delle Poste e telecomunicazioni, posizione che occupò sotto la legislatura De Mita e durante il sesto governo Andreotti, fino al 1991.

La Legge Mammì

La cosiddetta Legge Mammì è datata 6 agosto 1990 e, per la prima volta, arrivò un contributo alla regolamentazione delle emissioni radiotelevisive, attraverso l’applicazione di cinque titoli e quarantuno articoli, nei quali venivano delineate la preminenza dell’interesse generale legato alla diffusione di programmi radiofonici o televisivi, e il pluralismo dell’informazione, definito più importante dei mezzi di comunicazione di massa, regolamentando inoltre la divisione tra pubblico e privato. A questa normativa si legherà indissolubilmente il nome di Mammì il quale, alla fine della Prima Repubblica, concluse la sua attività politica, tornando a far parlare di sé nel 2005 quando vestì i panni dell’Innominato nella fiction “I promessi sposi”. In un’intervista al Corriere della Sera, l’ex ministro disse di non ricordarlo come una figura così terribile, sostenendo che per quel ruolo sarebbe andato bene Andreotti: “Perché incarna il vero potere, che può servire il male ma anche il bene”.

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