E’ morto a 95 anni, a Roma, Massimo Rendina, partigiano nella lotta di Liberazione, presidente dell’Anpi. Tenente di Fanteria, al momento dell’armistizio passò al comando di una formazione autonoma attiva in Piemonte con la resistenza: si faceva chiamare “Max il giornalista”, considerata la sua professione avviata prima di esser chiamato alle armi.
Diventato capo di stato maggiore della I Divisione Garibaldi, aveva preso parte alla liberazione di Torino e, finita la guerra, cominciò a lavorare per l’Unità per passare successivamente alla Rai, come direttore del tg. Docente di Storia della Comunicazione, Rendina, che viveva a Roma, era diventato il presidente della locale Associazione degli ex partigiani e membro del Comitato scientifico dell’Istituto Luigi Sturzo per le ricerche storiche sulla Resistenza.
Per Zingaretti, scompare un simbolo della lotta al nazifascismo. “Siamo molto addolorati per la scomparsa di Massimo Rendina, partigiano e vicepresidente dell’Anpi Nazionale. Ci lascia un uomo straordinario, simbolo della lotta per la libertà contro il nazifascismo e per la difesa dei valori di democrazia e di amore per la patria – afferma il presidente della Regione Lazio -. A noi tutti resta il compito e l’onore- di custodire e continuare a far vivere, attraverso un impegno quotidiano rivolto soprattutto ai giovani, la grande e preziosa eredità che racchiude gli ideali sui cui si fonda la nostra Costituzione. Ai suoi familiari e all’Anpi esprimo – conclude – il cordoglio a nome mio e della Regione Lazio”.