Boom del business del caro estinto. 1800 euro di tasse comunali e diritti di concessione per esumare un morto e spostarlo da terra a un loculo. Con una babele di leggi e tasse locali e statali dovute alla burocrazia cimiteriale per cui non si può far altro che pagare per prestazioni minime, nei grandi come nei piccoli comuni. Mentre per i funerali si può scegliere quanto pagare rivolgendosi ad agenzie funebri di diverso costo, la tassazione pubblica sul caro estinto è alta ovunque. Una crescita costante in vista di sabato 2 novembre, giorno dei morti.
Infiltrazioni mafiose
Con un giro d’affari stimato che supera i 2 miliardi di euro cresce il business del caro estinto in Italia grazie a una crescita del 23,7% negli ultimi cinque anni delle società del comparto con oltre diecimila realtà a livello nazionale. A quantificare il giro d’affari è un’analisi di Uecoop, l’Unione europea delle cooperative, su dati Camera di commercio di Milano Lodi Monza in relazione all’inchiesta di Napoli sulle infiltrazioni della camorra nel settore delle pompe funebri con 6 arresti e sequestri di beni per 7,5 milioni di euro di valore. “Quello del caro estinto – spiega Uecoop – è un settore che occupa direttamente oltre 25 mila persone e crea un importante indotto con più di 34mila imprese fra tra marmisti, cofanisti, fioristi e rivenditori di articoli per cimiteri”. E’ però anche un comparto dove a fianco di realtà, come le cooperative, che offrono servizi di alta qualità alle famiglie oltre a un approccio attento alle situazioni in cui si opera, esistono però rischi di concorrenza sleale e di possibili infiltrazioni criminali. “Per questo è necessario impegnarsi sempre di più in quella opera di trasparenza e legalità che deve essere la base di qualsiasi attività professionale e imprenditoriale”, conclude il presidente nazionale dell’Unione europea delle cooperative, Gherardo Colombo, ex magistrato di Mani Pulite.
Segmenti di clientela
Il giro d’affari del caro estinto è costituito da quel mix di beni e servizi che ruotano attorno alle onoranze funebri. “Di fatto si tratta di un giro d’affari che, secondo le stime, si aggira tra 1,6 e 1,9 miliardi di euro, escluse le spese cimiteriali- riferisce Corriere.it-.I conti sono presto fatti: nel nostro paese muoiono 650 mila persone l’anno (dati Istat) e ogni funerale ha un costo medio pari a 2.500, 3.000 euro”. Naturalmente la spesa può variare in funzione di una serie di elementi: dal materiale della cassa al tipo di mezzo utilizzato per il trasporto. Alcune società offrono, per esempio, autofunebri di Maserati e di Jauguar. Attenzione: questi veicoli non sono realizzati in modo autonomo dalle case automobilistiche. “Il modello originario è modificato da imprese specializzate in interventi di auto-trasformazione così da rispondere alle specifiche esigenze del comparto- evidenzia Corriere.it-.Proprio come accade con i tour operator, anche qui c’è chi punta su offerte low cost e all inclusive. Non solo: alcune aziende propongono dei piani di finanziamento così da rateizzare il pagamento”. Una scelta che deriva da due ragioni: da una parte il tentativo di darsi un posizionamento differenziante in un contesto competitivo sempre più affollato: secondo la Feniof (federazione nazionale imprese onoranze funebri) si contano oggi oltre 6.000 imprese, il doppio di quelle censite all’inizio degli anni 2000; dall’altra parte intercettare quei segmenti di clientela particolarmente attenti al prezzo o in una situazione di difficoltà economica.
Comunicazione horror
Chi non ha mai sentito parlare di Taffo? In rete e sui social media l’agenzia di servizi funebri è diventata una vera e propria star. “Grazie alle sue campagne di comunicazione che, messo da parte il linguaggio sobrio tipico del settore, utilizzano un codice espressivo all’insegna dell’ironia e della leggerezza- sottolinea Corriere.it-.Inoltre Taffo ha saputo legare in modo efficace la propria comunicazione a temi ed eventi di carattere sociale o politico. Ecco, allora, il post pubblicato in occasione del congresso delle famiglie di Verona oppure quelli dedicati al cambiamento climatico. Se Taffo vi sembra irriverente, date un’occhiata alla pubblicità di Beyond”. L’azienda inglese ha tappezzato Londra, e la rete, con l’immagine di due surfisti che corrono sorridenti verso il mare. Solo che, al posto delle tavole, hanno il coperchio di una bara. Lo slogan non lascia dubbi “un viaggio a senso unico”. Un’altra versione, che di primo acchito sembra la réclame di un farmaco anti-influenzale, recita “Mal di testa? Dolori? Mal di gola? Brividi? Meglio fare testamento…”.
Il tariffario
La campagna ha suscitato un coro di proteste, tanto che Transport for London (la società che gestisce i trasporti nella capitale britannica) si è rifiutata di affiggerla nelle stazioni della metropolitana. Anche in questo campo vi sono delle “mode”. In particolare l’ultima tendenza riguarda la cremazione, che cresce a ritmi superiori al 10%. I motivi sono molteplici: dal minore impatto ambientale alla possibilità di tenere le ceneri in casa. “Senza dimenticare il prezzo più economico- puntualizza Corriere.it-.Il fenomeno riguarda soprattutto le regioni del Nord (in primis Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte), mentre è poco diffuso nel Mezzogiorno. Sulla dicotomia Nord-Sud pesano non solo le questioni culturali e religiose ma anche la maggiore disponibilità nelle aree del settentrione dei centri crematori”. Un segmento emergente è quello dedicato agli animali domestici. Solo nel 2017 sono stati cremati oltre 170mila pets e ne sono stati inumati nei cimiteri per animali altri 140mila (fonte: associazione difesa degli animali Aidaea). Non stupisce, dunque, che aumentino le società specializzate, con servizi ad hoc. E i prezzi? Cambiano in base al servizio richiesto, quale il tipo di cremazione (individuale o collettiva), le caratteristiche dell’urna o della lapide.