Nuova ondata di arresti in Lombardia nella “seconda puntata” dell’inchiesta “Mensa dei poveri” per la quale lo scorso 30 settembre sono state chiuse le indagini per 71 indagati. A poco più di sei mesi dai 43 arresti del 7 maggio scorso, questa mattina la Guardia di Finanza di Milano e i colleghi di Busto Arsizio hanno dato esecuzione a tre ordinanze di arresto firmate dal giudice Raffaella Mascarino. Ai domiciliari è finita l’ex europarlamentare di Forza Italia Lara Comi, l’imprenditore varesino Paolo Orrigoni, proprietario della catena dei supermercati Tigros, ex candidato sindaco a Varese nel 2016 e, in carcere, Giuseppe Zingale che ieri si è dimesso da direttore generale dell’agenzia per il lavoro Afol. Le accuse per tutti sono, a vario titolo, di truffa, corruzione e finanziamento illecito.
“L'indagata Comi”
“Dall’esame degli elementi indiziari”, scrive il gip di Milano Raffaella Mascarino nell’ordinanza di arresto ripresa da Ilfattoquotidiano.it “emerge la peculiare abilità che l’indagata Comi ha mostrato di aver acquisito nello sfruttare al meglio la sua rete di conoscenze al fine di trarre” dal ruolo pubblico “di cui era investita per espressione della volontà popolare il massimo vantaggio in termini economici e di ampliamento della propria sfera di visibilità”. E ancora: “Nonostante la giovane età, Lara Comi ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi, collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e all'incameramento di finanziamento illeciti”. Nello specifico, scrive Il Giornale, alla Comi vengono contestati due contratti di consulenza ricevuti dalla sua società, la Premium Consulting Srl, con sede a Pietra Ligure (Savona), da parte di Afol e, in particolare, dal dg Zingale, “dietro promessa di retrocessione di una quota parte agli stessi Caianiello e Zingale”, come si legge negli atti depositati nella tranche principale. Inoltre, la Comi è accusata di aver ricevuto un finanziamento illecito da 31 mila euro da Marco Bonometti, attuale presidente di Confindustria Lombardia, anche lui già indagato da tempo. Infine, l'ex europarlamentare è accusata anche di truffa aggravata al Parlamento Europeo in quanto, secondo quanto riferito ai pm dall'addetto stampa Andrea Aliverti, il giornalista avrebbe ricevuto un aumento a tremila euro con l’obbligo di restituirne duemila a FI per pagare le spese della sede che Comi non pagava.
Orrigoni e Zingale
Per l’imprenditore del ramo supermercati, Paolo Orrigoni, l’accusa è corruzione, legata a una mazzetta da 50mila euro che sarebbe stata pagata per la modifica di una variante relativa a un’area in via Cadore a Gallarate, di proprietà di Piero Tonetti, in cui far nascere un nuovo supermercato. Il fatto è noto e viene confermato a verbale da Alberto Bilardo, ex coordinatore locale di Forza Italia. A Giuseppe Zingale – spiega sempre il Fatto Quotidiano – è contestato solo una capo d’imputazione, cioè la corruzionelegata alla doppia consulenza (totale 38mila euro) affidata all’avvocato Maria Teresa Bergamaschi, la quale a verbale ha spiegato che parte di quei soldi, 10mila euro, sono poi stati girati a Lara Comi. Zingale è anche accusato di istigazione alla corruzione nella vicenda che vede indagato per abuso d’ufficio il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana per la nomina dell’ex collega di studio Luca Marsico in un organo regionale. Gli arresti di oggi non chiudono però l’inchiesta grazie alla quale erano stati spiccati 43 provvedimenti di limitazione della libertà personale eseguiti il 7 maggio scorso, tra gli altri, nei confronti dell'ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, del consigliere lombardo di FI Fabio Altitonante e dell'allora candidato alle Europee Pietro Tatarella.