In Italia secondo i dati Istat nel 2018 vi sono stati 195.778 matrimoni (in diminuzione), di cui 23.916 misti tra uno sposo italiano e uno straniero (in leggero aumento) e 10.017 con entrambi i coniugi stranieri (in leggero aumento). L’altro dato rilevante, osserva LaPresse, è quello del tasso di fertilità delle donne: 1,21 per le donne italiane (in diminuzione) e 1,94 per le donne straniere (in diminuzione).
Contesto sociale
I matrimoni misti sono uno dei parametri che più apertamente testimoniano la trasformazione della nostra società dovuta principalmente all’immigrazione, perciò per valutare il significato di questa trasformazione è importante sottolineare il contesto sociale in cui si parla dei matrimoni misti, le dinamiche fondamentali dell’essere “misti”, che riguardano le differenze di cultura d’origine o di religione. In particolare, il confronto quotidiano, sia con l’ambiente esterno che con quello interno della coppia, fra quei valori, stili e abitudini diverse che influenzano il pensiero e i comportamenti personali e sociali nonché l’effetto del rapporto tra identità diverse sulla percezione identitaria dei figli e sulla loro educazione. Le Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) in collaborazione con l’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), il movimento internazionale Uniti per Unire e con il contributo di Claudio Rossi, sociologo e coordinatore organizzativo del Movimento Uniti per Unire, Kamel Belaitouche, segretario generale Co-mai, Mihai Baleanu, portavoce Amsi, Daniela Seres coordinatrice del dipartimento donne di Uniti per Unire, Donatella Arezzini coordinatrice del dipartimento scuola e istruzione di Uniti per Unire e Nadir Aodi, coordinatore del dipartimento “Gioventù e Seconda Generazione” hanno svolto una ricerca sulla situazione coinvolgendo in 3 mesi 500 coppie miste insieme alla prima, seconda e terza generazione, analizzando tipologia, nazionalità, religione, studi, situazione matrimoniale e lavorativa e individuandone i lati positivi e le criticità.
Coppie miste
“Prima di tutto- spiegano i ricercatori a LaPresse – illustriamo le tre fasi di immigrazione in Italia per capire meglio come sono composte le coppie miste. Prima fase: arrivo prevalentemente di studenti dagli anni ’70 fino all’89, principalmente da paesi arabi, africani ed europei. Seconda fase: dopo la caduta del muro di Berlino, arrivo prevalentemente di lavoratori e professionisti già laureati, dai paesi dell’Est, Cina, Sud America, Asia, Corno D’Africa e Nord Africa. Terza Fase, con l’inizio della primavera araba.Tipologia delle coppie miste in Italia: il 40% sono matrimoni tra ex studenti e laureati in Italia con italiane, sono le più riuscite visto che gli studenti arrivavano da giovani e che per loro il contesto degli studi rendeva più facile il percorso d’integrazione. Oggi pensano alla seconda generazione e ai loro figli che studiano nelle università italiane (medicina, infermieristica, economia, scienze politiche, fisioterapia, podologia, legge, interpretariato e insegnamento), sono maggiormente provenienti da paesi arabi (Palestina, Giordania, Libano, Siria, Egitto, Marocco), paesi africani (Congo, Camerun, Nigeria, Sud Africa) e paesi europei (Grecia, Francia, Germania); 35% matrimoni tra cittadini dei paesi dell’Est e Sud America con cittadini italiani di tutti e due i sessi, di cui il 20% con donne dei paesi dell’est già sposate e separate e con almeno un figlio nel loro paese di origine (Russia, Ucraina, Moldavia, Romania, Albania, Polonia) ed il 15% con donne sudamericane, cinesi, filippine (la maggioranza sono professionisti della sanità e laureati nei loro paesi di origine); 20% matrimoni tra cittadini di origine straniera della stessa religione e nazionalità (arabi, cinesi, filippini, asiatici, sudamericani, paesi dell’est, europei e americani); 5%, infine, matrimoni tra cittadini di origine straniera di diverse nazionalità e religioni (maggiormente arabi e sudamericani con persone provenienti da paesi dell’est)”.
Effetti positivi
“I matrimoni misti in Italia sono una realtà molto importante che non va trascurata – dichiara a LaPresse Foad Aodi Presidente delle Co-mai, Amsi e membro del Gruppo di lavoro Salute Globale della FNOMCeO – Riguardo agli effetti positivi e critici della reciproca conoscenza culturale e religiosa, su 500 coppie miste della nostra ricerca il 90% festeggia con rispetto reciproco il Natale e le altre feste e tradizioni culturali e religiose, senza muri ma con apertura al dialogo senza paura. Infatti l’albero di Natale non manca quasi mai nel periodo delle festività”. Invece il 25% delle coppie miste ha dovuto affrontare problematiche relative ai figli: battesimo, circoncisione, nomi, cibo, scuola, matrimoni, vestiti, madrelingua, crisi d’identità, rapporti con i familiari e con i paesi di origine. Aodi evidenzia a LaPresse che “questi sono tutti argomenti che come società italiana stiamo sottovalutando e la cui mancanza di conoscenza rende a noi molto più difficile capire come si sta costruendo la nuova Italia e spesso ci impedisce di cogliere tutte le potenzialità positive, che pur con tutte le difficoltà che anche le coppie miste evidenziano, il processo d’integrazione della nuova cittadinanza immigrata, piaccia o no, indubbiamente possiede”.