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Dieci mesi di governo Renzi. Luci e ombre sulle promesse fatte

Tracciare un bilancio sul lavoro del governo Renzi a quasi un anno dalla sua investitura è complicato. Per farlo occorre distinguere le parole dai fatti, operazione che va sempre compiuta quando si parla di politica. Renzi ha sostituito Enrico Letta in un momento delicato della nostra storia recente. L’ex presidente del Pd era stato chiamato da Napolitano per la formazione di un governo di larghe intese che risolvesse la crisi inaugurata dall’esito delle ultime elezioni parlamentari, caratterizzate dalla netta affermazione del Movimento 5 Stelle e da un sostanziale fallimento della linea di Pierluigi Bersani, candidato premier per il Pd. La vittoria di Renzi alle successive primarie ha, di fatto, mutato il quadro, conducendo alle dimissioni di Letta, sostituito proprio dal rottamatore.

Il passo più significativo compiuto nei primi mesi è stato il Patto del Nazareno con Forza Italia. L’asse con Berlusconi sulle riforme è stato criticato dai duri e puri della vecchia classe dirigente dem ma si è reso quanto mai necessario per accelerare sull’approvazione della nuova legge elettorale (su forte impulso di Napolitano) e in generale sulla strada dell’ammodernamento dell’apparato statale. Per avere un quadro più chiaro ci rifacciamo a un interessante studio pubblicato tempo fa dal portale valigiablu.it sulle promesse del presidente del Consiglio.

Molte dei proclami fatti dall’esecutivo non sono stati seguiti dai fatti nei tempi previsti. A partire proprio dalla riforma costituzionale ed elettorale che, secondo i primi intendimenti, avrebbero dovuto essere completate (per lo meno in prima lettura per quanto riguarda il Titolo V) entro lo scorso Febbraio. Poi c’è il job act approvato solo nell’ultimo mese nonostante fosse stato programmato per Marzo. Tempo scaduto anche per la riforma del Fisco (prevista per Maggio) e per il censimento sul Patto di Stabilità (la cui deadline cadeva lo scorso 10 Marzo). C’è poi lo sblocco di 60 miliardi per i debiti delle Pa; Renzi, appena insediato, aveva detto che sarebbe avvenuto entro 15 giorni, ma il termine non è stato rispettato. Non è stata istituita l’unità di missione per l’edilizia scolastica entro il 1 Aprile, come promesso dal Governo. L’imbarazzo maggiore per il premier viene, però, dall’Italicum. Nei suoi intendimenti avrebbe dovuto essere approvato entro il 30 Settembre passato. Ma la questione è ancora in alto mare, viste le resistenze provenienti da parte della minoranza del Pd.

Passiamo ora agli obbiettivi centrati: quello più importante è sicuramente l’approvazione in prima lettura della riforma costituzionale, avvenuta entro il 30 settembre come stabilito. C’è poi il decreto Irpef, quello degli 80 euro in busta paga; fortemente voluto dal presidente del Consiglio è entrato i vigore la scorsa estate, in tempi piuttosto rapidi. A buon fine è andato il ddl Giustizia, inizialmente previsto per il 30 Aprile, è stato posticipato al 1 settembre. Poi ci sono le promesse ancora in termine. Tra questi c’è il piano straordinario per l’edilizia scolastica, fissato per il 31 dicembre 2015 e l’assunzione di 150mila docenti entro settembre 2015.

Luca La Mantia

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