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Dieci anni fa veniva ucciso Nicola Calipari, lo 007 che liberò Giuliana Sgrena

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Quella di Nicola Calipari rimane una morte assurda, della quale, a 10 anni dalla tragedia, ancora non di capisce il senso. Un fine eroica, avvenuta nel tentativo di salvare Giuliana Sgrena, giornalista del Manifesto rapita a Baghdad dall’Organizzazione della jihad islamica mentre stava svolgendo un reportage televisivo. Erano gli anni che seguirono la guerra contro il regime di Saddam Hussein fortemente voluta da George W. Bush nel tentativo, paradossale, di esportare con le armi la democrazia. Il risultato di quell’azione militare è ancora oggi sotto gli occhi di tutti: l’islamizzazione di un Paese fino a quel momento tenuto sotto scacco dal presidente del partito Ba’th. L’inviata del quotidiano comunista venne liberata il 4 marzo 2005 dopo un mese di prigionia ma la Toyota che la trasportava subì l’attacco di un posto di blocco statunitense che non l’aveva riconosciuta. Calipari, con atto di eroismo, si lanciò sulla donna, facendole scudo con il proprio corpo e morì. Era destino che, in un modo o nell’altro, quella storia dovesse finire in tragedia.

Ironia della sorte: il militare che premette il grilletto, Mario Lozano, era di origine italiana e tutt’ora non si perdona quel tragico errore. Oggi il presidente della Camera, Laura Boldrini, ha ricordato il capo dipartimento della sicurezza militare. “Nel conferimento della medaglia di onore sono state sottolineate le doti di coraggio, lo slancio di altruismo e il profondo senso dello Stato di Calipari – ha sottolineato il numero uno di Montecitorio – . Sono quei tratti di intelligenza e umanità – ha detto Boldrini – che abbiamo voluto ricordare alla Camera attraverso un’iniziativa nei giorni scorsi”. La Boldrini ha spiegato che ricordare queste vittime del dovere “non è un atto formale o rituale perché l’esercizio della memoria serve a ricordare una persona che non ha esitato a dare la propria vita per osservare il suo dovere, ma anche per riflettere sull’inumana ferocia di ogni fondamentalismo e intolleranza e per contrapporre le armi della democrazia e della solidarietà”.

“Sono orgoglioso di servire uno Stato che ha uomini come lui” sono state le commosse parole del presidente del Senato, Piero Grasso, che ha partecipato a una commemorazione andata in scena a Forte Braschi “la sua memoria – ha continuato – manifesta l’impegno di tanti servitori dello Stato che non conosciamo”. Un pensiero, da parte delle istituzioni, è andato alla vedova e ai figli dello 007 ucciso che sono ancora in attesa di giustizia, Lozano è stato, infatti, prosciolto dalla Corte d’Assise per difetto di giurisdizione perché, secondo una direttiva Onu, le forze multinazionali in missione militare ricadono sotto la giurisdizione penale esclusiva dei rispettivi Paesi d’invio.

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