Non siamo disponibili a immaginare una squadra di governo diversa da quella espressa dalla volontà popolare:c'è stata una grande investitura”. Non usa mezzi termini il leader del Movimento Cinque stelle, Luigi Di Maio, intervenuto in conferenza con la stampa estera e deciso nel ribadire la linea guida dei pentastellati all'indomani delle elezioni politiche del 4 marzo scorso: “Non siamo disponibili a tradire la volontà popolare: i cittadini quando hanno votato M5S hanno votato un candidato premier, una squadra e un programma. Chi vuole farsi avanti venga con proposte e non con posti nei ministeri, ministri, sottosegretari. Interlocuzione con tutti sui temi ma fino ad adesso non ho visto avanzare neanche una proposta”. Una posizione che, di fatto, implica una precisa linea d'azione: “Non contempliamo alcuna ipotesi di governo istituzionale o di governo di tutti” e, allo stesso tempo, “tornare al voto non ci spaventa”.
Voto postideologico
Nonostante le insistenze dei giornalisti esteri sull'identikit dell'eventuale figura di supporto a un governo pentastellato, il leader ha ribadito ogni volta la medesima posizione, ossia che “undici milioni di italiani si sono espressi sul nostro programma. Siamo aperti al dialogo sui temi che interessano l'Italia, nessuno al momento si è fatto avanti. Chiediamo responsabilità. Gli italiani hanno dato un forte segnale post-ideologico. Il nostro programma non è mai stato estremista. La volontà popolare è sacra. I punti di programma rimangono quelli”. Il che significa che Di Maio è disposto esclusivamente all'ascolto, forte di un voto popolare che, come ha più volte sottolineato, ha dato il proprio consenso al programma di governo del Movimento: Queste elezioni – ha detto – sono state uno schiaffo al vecchio modo di fare politica: è un segnale che va colto”.
M5s ed Europa
Poi, incalzato dai giornalisti, Di Maio sposta la linea del discorso sull'Europa e sulla posizione dell'Italia rispetto alle sfide dell'Unione: “In questi anni è cambiato lo scenario, i singoli paesi hanno un peso specifico diverso. Crediamo che in questo momento ci siano molti più margini di riflessione all’interno dello spazio monetario europeo cosa che nel 2014 sembrava più lontano: allora c’era un blocco monolitico, impossibile da scalfire”. Per il leader pentastellato, in questo senso “c’è bisogno di una riflessione e credo che i Paesi Ue siano pronti a rivedere i parametri. Dobbiamo contare ciò che valiamo. Siamo un Paese che dà tanto a questa Comunità e un Paese che si prende sulle spalle gran parte della crisi migratoria. Vogliamo ridiscutere e Francia e Germania mi pare aprano ad uno spiraglio di cambiamento su deficit e pil di Francia e Germania”. Poi una frecciata al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, reo di “aver risposto 'non so' sul pericolo di instabilità”, nel suo intervento all'Ecofin a Bruxelles. Un comportamento che Di Maio ha definito “irresponsabile, quasi una provocazione: sembra che pensi 'ora che vado all'opposizione avveleno i pozzì dicendo che c'è instabilità'”.