Incassato il pesante crollo di consensi alle ultime Europee, Luigi Di Maio ha annunciato l'intenzione di chiedere la fiducia sul suo ruolo di leader politico M5s agli iscritti sulla piattaforma Rousseau.
Responsabilità
“Non sono mai scappato dai miei doveri e se c'è qualcosa da cambiare nel Movimento lo faremo – ha scritto sul Blog delle Stelle -. Chiedo di mettere al voto degli iscritti su Rousseau il mio ruolo di capo politico, perché è giusto che siate voi ad esprimervi. Gli unici a cui devo rendere conto del mio operato”. La vita, ha aggiunto, “per ognuno di noi, è fatta di diritti e doveri. Non scappa nessuno. Non mi sono mai sottratto ad alcuna responsabilità, in questi anni ci ho sempre messo la faccia. A differenza di alcuni, ma assieme a tanti anche di voi, sono sei anni che non mi fermo e credo di aver onorato sempre i miei doveri, rendendone sempre conto a tutti gli iscritti e gli attivisti del Movimento”.
Il caso
In una situazione già di per sé caotica scoppia il caso Paragone. In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, il senatore grillino sembra criticare l'operato di Di Maio. “Abbiamo perso tutti, anche io – dice -. Ma il Movimento è passato dal noi all'io finché si scriveva con la minuscola, l'io andava anche bene. Ma si è cominciato a scriverlo con la maiuscola. Se vuoi fare Superman, devi dimostrare di esserlo”. A proposito di Di Maio afferma “a 32 anni non puoi fare il capo della prima forza del Paese, il vicepremier, il ministro dello Sviluppo economico e il ministro del Lavoro”, e “il redde rationem è impietoso. Il Movimento è al suo minimo storico e come vicepremier ha perso la sfida“. Per quanto riguarda il Mise, Paragone aggiunge: “Il Nord lo ha bocciato. I nostri referenti devono essere gli artigiani. Perché andare da Confindustria?”. E al Lavoro, “mi è piaciuto. Ma se fai il decreto Dignità devi usare gli ispettori del lavoro come un esercito. Serve un ministro a tempo pieno”. Farà un passo indietro? “Lo farà – risponde -. Decida lui da cosa. Abbiamo bisogno di una leadership forte: deve andare per sottrazione. Il Movimento ha bisogno di un interlocutore che lo ascolti. E non può tenere due ministeri”. Alla domanda se il governo vada avanti, Paragone risponde: “Se dobbiamo andare avanti perché qualcuno ha preso gusto a fare il ministro, peste lo colga. Non è un'eresia staccare la spina al governo. Se si va avanti, accettiamo quello che hanno detto gli elettori”. Queste le parole riportare dal Corsera. Ma Paragone, successivamente intervenuto ad Agorà, ha precisato che il titolo dell'intervista “riprende una frase che nell'intervista non c'è”. Poi la decisione: “Siccome io non voglio passare per traditore, consegnerò le dimissioni da parlamentare, sarà lui (Di Maio ndr) a decidere che cosa farne. Se mi dice di restare resto, proprio perché c'è ancora un rapporto di fiducia”.