Sea Watch come caso europeo: la vede così il governo italiano che, in una nota arrivata da Palazzo Chigi, ha chiarito di ritenere che la vicenda “è all'attenzione della Corte europea dei diritti dell'uomo”. Una presa di posizione rimarcata dalla dichiarazione seguente, con la quale la presidenza del Consiglio precisa che “l'Italia ritiene che la giurisdizione appartenga all'Olanda, in quanto Paese di bandiera della nave che ha effettuato il salvataggio in acque internazionali. Pertanto domani l'Italia depositerà una memoria davanti alla Corte, con la quale farà valere la giurisdizione olandese, contestando la propria legittimazione passiva”. La richiesta, dunque, è che in merito al caso della nave e dei suoi 47 mitranti venga riconosciuta la giurisdizione europea, dopodiché “l'Italia si rende disponibile… a offrire un corridoio umanitario al fine di consentire un trasferimento dei migranti verso l'Olanda”.
La mossa italiana
Intanto, sulla questione è intervenuto anche il ministro del Lavoro e vicepremier Luigi Di Maio, il quale ha fatto sapere intervenendo a 'Quarta repubblica' che “sui migranti è tempo che rialziamo la testa. O l'Ue redistribuisce questi 47 o, ancor meglio, l'Olanda se li prende: la bandiera non è una cosa folklorstica, indica che quella barca è Olanda”. Ma non solo. Considerando lo scambio di considerazioni dei giorni scorsi, Di Mio ha incazato, facendo capire che, qualora il governo olandese non prendesse posizione, l'Italia “è pronta a un incidente diplomatico” con gli ex datori. Il tutto mentre a bordo la situazione si fa sempre più complicata, vista l'ormai precaria condizione degli unici due servizi igienici a bordo e i tantissimi scarichi da smaltire. Un rischio, quello igienico-sanitario, solo pochi giorni fa paventato dal procuratore di Siracusa Fabio Scavone e ribadito oggi anche dalla delegazione dem salita a bordo, soprattutto per la saturazione di entrambi i servizi, condivisi dai 47 migranti e dai 22 membri dell'equipaggio a bordo.