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Di Maio apre al Pd

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Le continue schermaglie all'interno della maggioranza di governo aprono a possibili nuovi scenari. Digerite – per il momento – le frizioni su Tav e Via della Seta, a Palazzo Chigi continua ad essere divisivo il tema delle dimissioni del sottosegretario all'Economia, Armando Siri. Ma non solo, il botta e risposta tra esponenti della Lega e del M5s è ormai una consuetudine quotidiana. Di qui le ipotesi che l'esecutivo possa terminare molto prima dei cinque anni di fine legislatura, magari subito dopo le Europee. E' per questo che vengono valutate come ipotetiche mosse in prospettiva futura le dichiarazioni di ammiccamento (con riserva) del vicepremier Luigi Di Maio nei confronti del Pd.

La questione

“I temi che ho lanciato ieri sono nel contratto di governo ma credo che bisogna accelerare su quei temi. E' chiaro ed evidente che gli interlocutori sono le forze di governo. Poi se il Pd vuole votare quelle proposte avrà l'occasione di redimersi da quanto non ha fatto in questi anni“. Così Di Maio nel corso della conferenza stampa all'ambasciata italiana in Polonia. Le parole del leader politico dei pentastellati fanno il paio con un’intervista di Graziano Delrio, ex ministro e ora capogruppo Pd alla Camera del Pd che a La Stampa dice: “Pronti a discutere con i grillini su salario e conflitto d’interessi”. Prove di dialogo in corso? Non ancora, e comunque non tutti gli esponenti Dem sarebbero disponibili. Lo testimonia la reazione di Luca Lotti alle parole di Di Maio: “Se devo redimermi io vado in chiesa non faccio accordi con Di Maio. Non si prendono certo lezioni da lui“. E poi ancora: “Invito il vicepremier a non occuparsi del Pd e a preoccuparsi dei danni che il suo Governo sta provocando al Paese”. Già nel febbraio dello scorso anno, in piena campagna elettorale per le politiche, in alcuni settori del Pd erano stati registrati segni di apertura al M5s, come quello di Francesco Boccia, che in un'intervista ad In Terris dichiarava: “Non escluderei l’appoggio esterno a chi avesse i numeri per governare, ciò consentirebbe al Pd di rimanere compatto e di mettere alla prova il Governo: nel momento in cui dovessimo trovarci in disaccordo, avremmo la possibilità di farlo cadere. Io lo dico chiaramente: preferisco dare un appoggio esterno al M5s piuttosto che a una destra così”.

Simone Pellegrini: