Qualche sospetto era circolato già dalla sua presenza-assenza sul palco di Rimini, poco prima dell'incoronazione di Di Maio quale candidato premier del Movimento 5 stelle: Di Battista si era collegato in diretta video annunciando, in quell'occasione, che alla poltrona di Presidente del Consiglio lui non ambiva. “Ognuno ha il suo ruolo”, aveva detto al popolo pentastellato, in attesa di capire come e perché avesse deciso di tirarsi da parte. Altre priorità, come ha detto lui stesso non più tardi della serata di ieri quando, attraverso un post su Facebook, ha dato il suo secondo annuncio-bomba, informando militanti e sostenitori che alle prossime elezioni non si ricandiderà: “Sosterrò sempre il M5S, ma al di fuori dei palazzi istituzionali”, ha scritto manifestando la sua intenzione di uscire dalla politica delle poltrone e dare spazio ad altri interessi. Una decisione, come ha detto lui stesso, accelerata dalla nascita del suo primo figlio.
Di Maio: “Sarà primo attivista”
All'orizzonte, per “Dibba” c'è la scrittura: ripartirà da lì e dalla sua volontà “di girare il mondo” uno dei più rappresentativi fra i dirigenti del Movimento 5 stelle, probabilmente il più apprezzato dai militanti negli eventi di piazza. Va da sé che un annuncio simile, alla vigilia di una campagna elettorale che dirà molto sul futuro del Movimento, potrebbe avere ripercussioni di non poco conto fra coloro che vedevano in Di Battista uno dei punti di riferimento delle idee fondanti dei pentastellati. Lo stato maggiore del M5S, per il momento, cerca di limitare gli effetti a breve termine: “Migliaia di attivisti fanno politica pur non essendo né candidati né eletti, Alessandro sarà il primo attivista d’ Italia”, ha scritto il capo partito e candidato premier. Poi, quasi tentando di anticipare i dubbi sui frontman dell'imminente corsa a Palazzo Chigi, il vicepresidente della Camera ha tenuto a precisare che Di Battista “sarà assieme a noi, pancia a terra, fino a marzo per raggiungere il nostro obiettivo comune”.
Scenari futuri
Ma la decisione di Di Battista potrebbe, in un certo senso, aprire gli spazi per nuovi scenari all'interno del Movimento: alcuni sondaggi rivelano come una discreta percentuale dei parlamentari uscenti stia valutando di non intraprendere una seconda avventura in Parlamento, guardando a “Dibba” come una sorta di modello in questo senso. Qualcun'altro, invece, ha ipotizzato che il temporaneo allontanamento dalla politica dei palazzi possa in qualche modo coincidere con un ritorno in grande stile in un prossimo futuro, magari in un ideale avvicendamento con l'attuale leader, Di Maio. A ogni modo, al di là delle ipotesi, la realtà attuale dice che il M5S dovrà a breve fare i conti l'uscita dalla scena mediatica di uno dei suoi più apprezzati (dai militanti) performer. Grillo, per conto suo, conferma la stima per Di Battista. Il resto del Movimento provano in qualche modo ad appellarsi alle suddette ipotesi future: “Ovviamente siamo consapevoli del vuoto che lascia ma siamo altrettanto convinti che questa sia solo una parentesi e il prossimo capitolo sia tutto da scrivere”.