Luigi de Magistris resta in carica. Il Tribunale di Napoli ha, infatti, accolto il ricorso del primo cittadino partenopeo contro la sospensione prevista dalla legge Severino. I giudici hanno stoppato il decreto del prefetto, emesso a seguito della condanna in primo grado per abuso d’ufficio inflitta a de Magistris nel processo Why not.
La decisione della prima sezione civile del Tribunale di Napoli sul ricorso di Luigi de Magistris conferma quindi quanto aveva stabilito il Tar Campania lo scorso 30 ottobre, e cioè la sospensione del decreto di sospensione firmato dal prefetto secondo quanto previsto dalla legge Severino per gli amministratori condannati anche in primo grado per determinati reati, in questo caso l’abuso d’ufficio.
Il Tar aveva sollevato dubbi di costituzionalità su alcuni aspetti della norma. Nel frattempo il Consiglio di Stato ha stabilito che è il giudice ordinario, e non quello amministrativo, competente in materia. La decisione del Tribunale di Napoli potrà avere riflessi anche sul caso De Luca: anche sul neo eletto presidente della Regione Campania pendono gli effetti della legge Severino alla luce della condanna in primo grado inflittagli dal Tribunale di Salerno per abuso d’ufficio.
“Abbiamo fatto giurisprudenza- è stato il commento di de Magistris – E’ la tappa di una fatica, qua stiamo cercando di rincorrere il diritto a governare la città di Napoli, per cui sono stato eletto. Questo provvedimento sancisce che c’è stata una violazione. Quando sono stato candidato la legge Severino non esisteva. Il sindaco oggi ha il diritto-dovere di governare”. L’ex magistrato ha raccontato che “in questi mesi” ha governato la città “per strada”. “Non ho smesso di lavorare, ma aspettavo la telefonata. Io per strada continuo ad andare, ma la decisione di oggi è importante. Sono quindici anni della mia vita che lavoro 15/18 ore al giorno difendendomi. Oggi è una tappa importante, posso tranquillizzare la città. Più mi ostacolano, più capisco che stiamo lavorando bene, così come quando facevo il magistrato. Più provi a rompere un sistema, più ti attaccano”.