Possiamo darci del tu, visto che siamo colleghi”. Smaltita la delusione per la mancata elezione, Nunzia De Girolamo si è lanciata con entusiasmo nella carriera da giornalista. Una rubrica sul Tempo e su Libero e la partecipazione, come inviata e non solo, a “Non è l'Arena“, fortunato format tv di La7 condotto da Massimo Giletti. La politica, ovviamente, non l'ha mai lasciata. E' presente nei pezzi che scrive e nelle analisi condotte. Ma guardarla da un'altra prospettiva, quella dell'opinionista, rappresenta un'importante occasione di crescita. Per il presente ma anche per un eventuale, futuro, ritorno nell'agone. Lo ha confidato a In Terris.
Per chi ha fatto politica per tanti anni passare dall'altra parte della barricata, quella di chi racconta e commenta le vicende dei partiti e delle istituzioni, deve essere un'esperienza interessante…
“Aiuta molto. Dopo dieci anni nelle istituzioni, sia pur con ruoli diversi, fermarsi e guardare il Palazzo da fuori è utile. Comprendi meglio gli errori fatti, le cose giuste e quelle che rifaresti. E' un momento importante per fare autocritica e per crescere, se sai prenderlo nel modo giusto, ma anche per rialzarti”.
Come hai accolto la notizia della mancata rielezione?
“All'inizio è stato uno choc, anche perché non è stato il frutto di una mia decisione ma di una manovra di palazzo, di partito. Passato quel momento non mi sono scoraggiata e ho colto l'occasione di raccontare quel mondo dall'altra parte, in televisione e sulla carta stampata. Di parlare di politica, anche di criticarla. Non che prima non lo facessi ma oggi non devo seguire la linea di partito anche quando non è conforme al mio pensiero. Sono solo una persona di centrodestra, senza etichette, libera di dire quello che pensa Nunzia De Girolamo. E' una bella sensazione”.
Quindi le ferite si sono rimarginate…
“Assolutamente. Sono abituata a guardare avanti e il rewind lo uso solo per capire quali errori possa aver commesso. Non ho rimpianti, né rinnego il mio passato: ero fortemente legata a Berlusconi, politicamente e affettivamente perché credevo in quel sogno liberale. E a differenza di altri mi sono spesa in prima persona per difenderlo pubblicamente in ogni occasione”.
Si vocifera di avvicinamento alla Lega di Salvini. E' vero?
“Mi sento vicina a Matteo Salvini più che alla Lega. Ho molta stima di lui e mi piace il suo modo semplice e immediato di fare politica; il suo stare in mezzo alla gente. Quello che ha ottenuto se lo è guadagnato col sacrificio, prima nel partito e poi nella coalizione. Non ha sfidato Berlusconi sul terreno delle calunnie e delle manovre di palazzo, ma su quello delle urne. E ha vinto”.
Quindi più salviniana che prossima leghista…
“La Lega è un partito con le sue caratteristiche. La osservo da lontano. Su alcune cose sono d'accordo, su altre hanno un linguaggio diverso dal mio”.
Niente candidatura alle Europee dunque?
“No, per ora resto da questa parte della barricata”.
Maggioranza iperattiva e forte, opposizione ancora alla ricerca di un'identità. Ti piace il quadro politico uscito dalle elezioni del 4 marzo?
“La democrazia vorrebbe che ci fosse un'opposizione forte, perché il pensiero unico non è mai una buona cosa. Quella attuale, invece, è debole, a tratti insignificante”.
Stai parlando anche di Forza Italia, il tuo ex partito…
“Sta assumendo posizioni incomprensibili per gli elettori. E' lontana dal cuore e dalla pancia della gente”.
Poi c'è il Pd…
“E' in crisi di identità ormai da tempo. Renzi è stato un kamikaze, capace di far implodere un progetto politico. A fatica stanno cercando di ricostruirlo. Vorrei però aggiungere una cosa…”
Fa pure…
“Mi piace il rinnovamento che c'è stato nel centrodestra. Salvini e Meloni sono due ragazzi della mia generazione e questo mi fa ben sperare. Perché gli strumenti del dialogo, le modalità di comunicazione, la leggerezza con cui ci si confronta, ti consentono di avere risultati migliori”.
E Di Maio?
“Sono veramente lontana dalle posizioni del Movimento 5 Stelle, cui va comunque riconosciuto il merito di aver istituzionalizzato il dissenso. Noi i gilet gialli li abbiamo già nel governo, l'Italia in questo ha fatto da apripista a livello europeo. Nello stesso tempo trovo i grillini pieni di pregiudizi, poco preparati e non attrezzati per guidare il Paese. Su alcune cose hanno idee completamente contrapposte alle mie…”
Quali?
“Penso, ad esempio, alla Tav e alle infrastrutture; non possiamo dire no al progresso del Paese. Allo stesso modo non credo che il reddito di cittadinanza sia una soluzione per il Sud, area geografica che conosco molto meglio di Di Maio. La battaglia contro la povertà non si può portare avanti con uno strumento destinato sia a chi non si può permettere di trovare un lavoro per motivi socio-culturali – a cui dovremmo dare un aiuto immediato – sia a chi, invece, sarebbe grado di trovarlo e si merita una mano in tal senso. Il lavoro è dignità, non la carità, in particolare per quanti hanno studiato, si sono formati. Così facendo rischiamo di indebolire ancora di più il Mezzogiorno. Anche perché, non dimentichiamolo, questo è anche il Paese dei furbetti del cartellino, degli scandali della legge 104 e così via. Non si cambia la cultura dell'Italia dal giorno alla sera”.
Altro tema caldo è quello dei migranti. Saresti salita sulla Sea Watch insieme agli altri parlamentari?
“Assolutamente no. Ho sempre avuto rispetto per le istituzioni e per le loro decisioni, a prescindere dal colore politico del ministro di turno. Salvini sull'immigrazione ha avuto e si sta giocando la sua fortuna. Non aveva altra scelta e i sondaggi dimostrano che gli italiani stanno dalla sua parte. Aggiungo che io sono stata in Europa come esponente del governo e so come ci trattano. C'è poi il tema della legalità…”
Cioè?
“Noi abbiamo l'obbligo di salvare queste persone in mare ma anche quello di gestire i flussi per evitare che il fenomeno diventi un problema sia per gli italiani che per gli immigrati stessi. Abbiamo visto in quanti centri queste persone venivano sfruttate per fare business. In questa fase, dunque, servono rigore e gesti forti. Ma sono sicura che Salvini non si fermerà al blocco delle navi, farà dell'altro, anche perché è consapevole che sul tema si gioca la sua leadership politica”.
Veniamo alla tua partecipazione a “Non è l'Arena” sul La7. Un caso che ha fatto discutere è quello del comune siciliano di Mezzojuso: il sindaco ha querelato Massimo Giletti sostenendo che il modo in cui il programma ha trattato la vicenda delle sorelle Napoli – che da anni denunciano la cosiddetta “mafia dei pascoli” – abbia danneggiato la sua immagine e quella della comunità. Che ne pensi?
“Credo che si siano auto-danneggiati. Sono stata più volte sul posto come inviata, ho parlato col sindaco e con la comunità. Secondo me sono stati politicamente ingenui: avrebbero dovuto cavalcare la storia, mettendosi al fianco delle signore Napoli e portando avanti questa battaglia insieme alla trasmissione di Giletti, che ha fatto un lavoro straordinario. Non facendolo sono finiti nella situazione attuale, nella quale la gente pensa male di loro e, dall'altra parte, ammira il coraggio di tre sorelle che ci hanno messo la faccia. L'Italia vuole vedere la rivalsa di un Sud non più piegato a vecchie mentalità. Sono convinta che la Sicilia degli imprenditori che denunciano, delle donne che hanno il coraggio di dire basta ai soprusi sia molto diversa da quelle emersa dalla vicenda di Mezzojuso”.
Restiamo al Sud ma ci spostiamo in Campania, la tua regione. Diverse inchieste giornalistiche si stanno concentrando sulla difficile situazione di Castelvolturno, dove il crimine organizzato esercita una forte presa. E’ così difficile per le istituzioni combattere questi fenomeni?
“E' una questione di volontà. Con i precedenti governi mi sono spesso informata sui casi di Castelvolturno e Mondragone, che vivono una situazione emergenziale. Talvolta sono dovuta intervenire perché errori burocratici della prefettura e del ministero rischiavano di far arrivare nuovi immigrati e di far esplodere la situazione. Sono contenta che finalmente se ne parli e mi auguro che Salvini intervenga anche lì: sarebbe un segnale importante per tutta l'Italia. Quella di Castelvolturno è un'isola di malessere, un mondo a parte avvolto dall'oscurità. Sta alla politica e ai media illuminarla”.