Nel confronto tra Massimo D’Alema e Marine Le Pen si scontrano due mondi: l’uomo della sinistra storica contro la figlia del leader storico del Front National. Il duello è andato in scena su la 7 ieri sera, durante Di Martedì, trasmissione condotta da Paolo Floris. “Un sermone da un comunista” è stata la battuta con la quale la numero uno della destra francese ha commentato l’arringa dell’ex premier, che ha risposto alla provocazione chiedendo a “madame Le Pen” se sia “nostalgica del periodo bellico”.
“Senza l’euro staremmo peggio” ha detto D’Alema, pronta la risposta della esponente politica transalpina: “Queste cose ce le venivano a dire persone come lei quando è fallito il modello sovietico, per convincerci che il motivo era che ce n’è stato poco”. “Non si possono rimettere indietro le lancette della storia” ha replicato, serafico, Baffino ricordando il melting pot americano per difendere la ricchezza delle diversità. “Ora i comunisti difendono gli Usa. Amen – ha esclamato, ironica, la Le Pen – perché quello che sto sentendo è un sermone non una riflessione politica”.
L’ex leader dei Ds non si è dato per vinto: “Io sono molto critico verso le politiche europee e lavoro per cambiarle – ha spiegato – ma so che quando passo la frontiera tra Francia e Germania milioni di ragazzi sono morti lì per la libertà. Lei forse ha nostalgia di quel periodo ma io no e io dico che poter passare liberamente quelle frontiere è una grande conquista di civiltà”. Un’affermazione che non ha fermato il capo del Fn, “Sa qual è la differenza tra di noi? Quella tra chi difende chi ha possibilità di andare per il week end tra Francia e Germania e io che difendo chi, a causa della vostra politica, non può farlo”. “Il problema in Francia con il mondo islamico non è causato da immigrati – ha insistito D’Alema – ma da cittadini francesi, di una Francia che fu potenza coloniale e occupò altri Paesi”. La Le Pen ha risposto con una domanda: “Ma perché fate politica voi che parlate così?”