“Sono lieto che il Pd sia il primo partito progressista europeo, ma bisognerebbe dire ancora: ‘perché dal 41%, a oggi i sondaggi ci danno al 30%’. Qualcosa è successo, e ci siamo persi per strada due milioni di elettori”. Queste le dure parole alla festa dell’Unità di Massimo D’Alema, dopo che il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha sottolineato che il Pd è “l’unico partito progressista in Europa che è il primo del Paese”.
“Non dico che bisogna ispirarsi al passato, ma nemmeno sputarci sopra per far finta di essere grandi”, ha detto ancora l’ex premier, stavolta replicando indirettamente a Matteo Renzi sulle critiche all’antiberlusconismo degli ultimi vent’anni. “Berlusconi – ha continuato nell’intervento – lo abbiamo combattuto e non abbiamo perso tempo, alcune politiche dell’Ulivo sono ancora dei punti di riferimento, come la missione in Albania o quella in Kosovo, che ha messo fine alle guerre civili nei Balcani. L’Italia ha guidato la missione di pace in Libano”.
D’Alema ha affrontato poi altri temi, tra cui quello dell’immigrazione. “Se si vuole sconfiggere la destra barbarica, bisogna contrapporre l’umanità ma anche la capacità di gestire la crisi, con umanità ed evitando l’allarme sociale – ha detto l’ex segretario – oppure non sarà l’appello all’umanità a farci vincere, perché il mondo va così. Serve una capacità di gestione, e finora l’Europa non è stata all’altezza”. Per D’Alema “sono profughi, hanno diritto ad essere accolti, è un principio di civiltà”, ma “l’Europa ha affrontato l’emergenza senza avere un piano”. Diversamente, “quando c’era stata la guerra in Kosovo, c’erano stati 300mila profughi, ma non ci si è accorti di nulla, perché c’era un piano”. Ora, dunque “mi fa piacere che negli ultimi giorni si stia cominciando ad andare oltre agli accordi di Dublino e a introdurre il principio di una divisione di responsabilità. Qualcosa si sta muovendo nella direzione giusta”.