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Culle vuote: la recessione che fa davvero paura

Lo stillicidio continua. Ecco la recessione che fa davvero pausa. Ogni qual volta l'Istat pubblica i dati sul saldo nascite e morti in Italia, la riflessione è sempre desolante: più si va avanti, più le nostre culle si svuotano. L'ultima fotografia demografica è stata scattata nelle scorse ore: non solo diminuiscono i nuovi nati ed aumenta la popolazione over65, ma cresce anche il numero di italiani, soprattutto giovani, che abbandonano il Paese per cercare fortuna oltreconfine. A compensare l'emigrazione, l'arrivo di stranieri nel nostro Paese.

Neomamme sempre più grandi

Se nel 2018 il numero medio di figli per donna (1,32) risulta invariato rispetto all'anno precedente, continua a crescere l'età media del parto, toccando per la prima volta la soglia dei 32 anni e registrando una crescita di circa due anni nell'arco di un ventennio. Sempre di meno le nascite: al primo gennaio 2019 sono pari a 60 milioni e 391mila, oltre 90mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2018. Nel 2018 i nati sono stati 449mila. Le aree del Paese in cui la denatalità è più grave risultano la Basilicata (1,16 figli per donna) e il Molise (1,13 per donna): zone che per l'Istat si avviano verso lo spopolamento. L'indice più alto si registra invece a Bolzano (1,76 figli per donna), dove evidentemente le politiche per la famiglia danno frutti.

Meno italiani, più stranieri

Scendono in modo vertiginoso i cittadini italiani, 55 milioni 157mila unità (-3.3 per mille). Non solo, il numero complessivo delle immigrazioni nel 2018 è aumentato: 349mila unità, ossia +1,7% rispetto al 2017. Si tratta del livello più alto degli ultimi sei anni. L'aumento degli immigrati coincide con la crescita di italiani che vanno all'estero: 160mila, più 3,1 per cento. 

 

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