Io non giudico nessuno, ma Luca Lotti ora valuti attentamente se è il caso di lasciare il Pd finché non sarà chiarita la sua posizione”. Lo ha detto il senatore Luigi Zanda, tesoriere del Pd, in un'intervista al Corriere della Sera.
La posizione del Pd
Ieri “c'è stato un salto per quanto riguarda la gravità di giudizio su questa vicenda. Mi riferisco alle parole del procuratore generale Fuzio – il massimo rappresentante dell'accusa – riguardo la volontà di un imputato che ha influenzato la scelta del procuratore' che sostiene l'accusa contro di lui”, rileva Zanda, secondo cui “Lotti, che è un dirigente di rilievo del Pd, deve riflettere attentamente sui prossimi passi da compiere”. Invece “Ferri non è neanche iscritto al Pd: può fare quello che vuole, casomai valutare la sua posizione in commissione Giustizia“. Lotti e Ferri, prosegue Zanda, “sono due parlamentari del Pd che hanno una loro vita privata e che autonomamente prendono iniziative. Se si sono occupati di nomine con alcuni togati del Csm, non hanno certo chiesto l'autorizzazione al Pd“.
Il vicepresidente
Sul vicepresidente del Csm David Ermini, “dalle intercettazioni emergerebbe il modo sguaiato in cui alcuni magistrati e Lotti si riferiscono a Ermini. Forse proprio perché sta facendo il suo dovere con rigore”, commenta Zanda. Il senatore del Pd si dice “colpito dall'impatto costituzionale che questa vicenda può avere sul Csm. È una cosa seria. Uomini delle istituzioni devono avere rispetto per l'autorità istituzionale“. A nessuno, sottolinea, “venga in mente di strumentalizzare un'inchiesta per provare a minare l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Perché l'opposizione del Pd raggiungerebbe un livello inusitato”.