Michele Emiliano si candida per la segreteria, i bersaniani lasciano. In largo del Nazareno va in scena la resa dei conti finale nel Partito democratico, che segna la spaccatura del progetto nato nel 2006 dalla fusione di Ds e Margherita.
L’addio
La notizia del giorno è l’assenza in direzione di Pierluigi Bersani, Roberto Speranza e dei parlamentari della loro area. Un gesto che sancisce l’uscita dal partito, prodromo di una scissione ormai già in atto. Inutile sembra dunque l’appello a un ripensamento, giunto dal presidente Matteo Orfini, che ha il delicatissimo compito di guidare i dem sino alle primarie di aprile, quando la casella di segretario, lasciata vuota da Matteo Renzi sarà di nuovo occupata. “Ringrazio chi è qui oggi – ha esordito Orfini -. Ho sentito in queste ore Emiliano, Rossi e Speranza e ho chiesto loro di partecipare alla direzione e al congresso e continuerò a farlo non rassegnandomi alla scelta di chi ha deciso di non partecipare”. A chi ha fatto una scelta diversa “chiedo di ripensarci, penso ci siano condizioni per andare avanti insieme ed evitare addii. Il congresso serve a questo”. Quanto emerso nel dibattito in assemblea e dopo, secondo il presidente, “non è tale da giustificare e rendere inevitabile addii dal nostro partito. Credo che ci siano ancora margini per tenere unito questo partito”, conclude. “Alla commissione che nomineremo oggi spetta il compito di raccogliere le diverse posizioni per vedere se si può fare ancora qualche passo per ricomporre le distanze”.
Sfida a Renzi
Protagonista della giornata è stato però Emiliano, che dopo aver rotto gli indugi sulla partecipazione alla direzione e sulla stessa permanenza nel Pd, ha lanciato la sfida a Renzi. “L’avrei fatto in assemblea – ha detto – ma il rispetto che ho per Rossi e Speranza non me l’ha consentito. Oggi vi ribadisco che mi candiderò alla segreteria del Pd. Questa è casa mia, casa nostra e nessuno può cacciarmi”. Il governatore della Puglia spiegato che “il tentativo di Cuperlo di ridare comprensibilità a questa vicenda sta naufragando su tatticismi fondati sull’interpretazione delle regole. La direzione potrebbe dare un’indicazione alla commissione ma lo dico con la stanchezza di chi ha compreso come andrà questa storia”. Duro, poi, l’affondo nei confronti di Renzi. “Domenica in assemblea ho tentato, scuotendo negativamente l’animo di molti miei sostenitori, un’ultima mediazione che impedisse una scissione con l’area sinistra del partito – ha spiegato -. Sono intervenuto dopo Epifani, ho aspettato un gesto che avrebbe evitato la paventata scissione ma quel gesto non è arrivato, anzi il segretario non ha replicato in assemblea lasciando di stucco l’Italia intera. Oggi è arrivato al punto di irridere tutti noi non partecipando a questa direzione. La rottamazione di tutto ha preso il posto della leadership che unisce. Il conflitto per il conflitto, l’eliminazione dell’avversario dal campo”.