Sono riuniti in camera di consiglio i giudici della quinta sezione penale della Cassazione che dovranno decidere se confermare o meno le condanne inflitte in appello a Sergio Cragnotti, Cesare Geronzi e altri imputati per il crac Cirio. La Corte, presieduta da Maurizio Fumo, potrebbe concludere già questa sera l'esame dei ricorsi altrimenti, se avrà bisogno di andare avanti domattina, il verdetto slitterà.
Le richieste del procuratore
Nella sua requisitoria il sostituto procuratore generale della Cassazione, Francesco Mauro Iacoviello ha sollecitato l'annullamento senza rinvio “per non aver commesso il fatto” in relazione ad alcuni capi di imputazione contestati. Per quanto riguarda la posizione dell'ex patron della Cirio Cragnotti, condannato in appello a 8 anni e 8 mesi di reclusione, il pg ha chiesto l'annullamento della bancarotta distrattiva relativa ai finanziamenti alla SS Lazio. Il pg ritiene inammissibile il resto del ricorso dell'imputato. Quanto alla posizione dell'ex presidente di Banca di Roma, Cesare Geronzi, condannato in appello a 4 anni, Iacoviello ha sollecitato la sola conferma di condanna per un capo di imputazione – concernente l'ipotesi distrattiva su Bombril, Cirio International – e l'annullamento senza rinvio in relazione agli altri reati. Se la tesi del pg venisse accolta dai giudici, vi sarebbe una riduzione delle pene, che potrebbe essere calcolata già dalla stessa Cassazione, oppure determinata, in sede di rinvio, dalla Corte d'Appello di Roma. Il terzo grado di giudizio arriva dopo 14 anni dall'avvio delle indagini dei magistrati romani sul crac Cirio da 1,125 miliardi di euro che spazzò via i risparmi di oltre 35mila investitori.
La storia del crac
Secondo l'accusa, il crac Cirio fu la conseguenza di una serie di operazioni che, tramite il passaggio di finanziamenti da alcune aziende del gruppo ad altre, finirono per prosciugare le casse e far contrarre debiti sempre maggiori con gli istituti di credito che, in buona parte, pesarono sulle spalle dei risparmiatori con l'emissione dei bond. La Cassazione è chiamata a decidere se confermare o meno la sentenza pronunciata dalla Corte d'appello di Roma il 10 aprile 2015: in secondo grado venne lievemente ridotta la pena per Cragnotti (da 9 anni a 8 anni e 8 mesi) e confermata quella a 4 anni per Geronzi.
Le accuse
I reati contestati nel processo sono la bancarotta distrattiva, la bancarotta preferenziale e la truffa, ma queste ultime due fattispecie sono già state dichiarate prescritte in appello. Nel processo di secondo grado vennero ridotte le pene anche per il genero di Cragnotti, Filippo Fucile (da 4 anni e mezzo a 3 anni e 10 mesi di reclusione), per il figlio dell'ex patron della Lazio, Andrea (da 4 anni a 2 anni e 4 mesi) e per gli ex funzionari della Banca di Roma Pietro Locati e Antonio Nottola, condannati a 2 anni rispetto ai 3 anni e mezzo del primo grado. La Corte d'appello di Roma fece un lieve sconto di pena (da 3 anni e mezzo a 3 anni e 4 mesi) anche per Ettore Quadrani, ex consigliere del gruppo Cirio. Per gli altri due figli di Cragnotti, Massimo ed Elisabetta, fu dichiarato prescritto il reato di bancarotta preferenziale.