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Conti pubblici, Padoan: “Giù il debito ma senza ricorso all’austerity”

“Ciò che ci distingue da molti interlocutori è la ricetta per perseguire l’obiettivo: mentre altri pensano che l’austerità sia il modo migliore se non addirittura l’unico per ridurre il debito, noi siamo convinti che l’enfasi debba essere messa sulla crescita e l’occupazione“. Lo ha scritto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in una lettera pubblicata dalla Stampa.

Padoan parla di una “crescita sostenibile” e quindi “non drogata dal disavanzo (che infatti diminuisce regolarmente dal 2014), affiancata da riforme strutturali capaci di aumentare stabilmente il potenziale produttivo. Soltanto con una crescita più sostenuta nella dimensione e capace di includere più cittadini, più equilibrata nel rapporto tra componenti della società, si potrà finalmente avviare un recupero pieno del potenziale del nostro Paese”.

Il titolare di via XX settembre concentra la sua riflessione sulla diseguaglianza, “particolarmente elevata” in Italia, e che “limita la mobilità sociale, danneggia la crescita ed è inaccettabile dal punto di vista etico”. In questo senso, aggiunge, “il recente rapporto del World Economic Forum sul legame tra inclusione sociale e crescita conferma le nostre convinzioni: una crescita perseguita senza attenzione all’ inclusione è effimera oltre che ingiusta. Aggiungo che può essere tra le cause dell’instabilità politica”. Per questi motivi, spiega, “abbiamo posto l’inclusione sociale in cima all’agenda del G7 delle Finanze che si terrà in maggio a Bari. Per questi motivi il prossimo Documento di Economia e Finanza conterrà per la prima volta una valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche sull’inclusione sociale, grazie all’iniziativa del Parlamento italiano”.

Per Padoan “le cause della divaricazione tra inclusi ed esclusi trova le sue radici più profonde nei limiti strutturali del sistema italiano”. Il ministro cita fra gli altri il mercato del lavoro che “non riesce ad includere giovani e donne”, “corporazioni sedimentate anche nell’ambito di servizi a scarso valore aggiunto” che “impediscono l’accesso a nuovi soggetti più creativi ed efficienti”, sistemi di welfare e di tassazione “inefficaci nel migliorare la distribuzione del reddito”, “l’evasione fiscale“. Ma negli ultimi anni, aggiunge, “il Governo ha iniziato ad affrontare questi problemi con una politica di bilancio decisamente meno restrittiva, anzi moderatamente espansiva, che ci ha portato fuori dalla recessione ed ha aumentato l’occupazione”.

L’intervento di Padoan arriva dopo la lettera recapitata dalla commissione Europea a palazzo Chigi. L’Ue chiede all’Italia di correggere i punti pubblici (con una variazione pari allo 0,2% del pil, del valore di 3,2 miliardi di euro) minacciando di ricorrere nuovamente alla procedura d’infrazione. Il governo è già al lavoro. Gentiloni vuole evitare manovre restrittive che abbiano effetti recessivi, in una fase in cui la ripresa comincia a farsi sentire. Questo sembra escludere sia un aumento delle tasse che una nuova spending review. Resta la lotta all’evasione fiscale, unica strada al momento percorribile per assicurare nuove entrate. La natura dell’intervento sui conti pubblici, in ogni caso, è al centro di una trattativa sull’asse Roma-Bruxelles, già in corso da diverse settimane e che l’ultimatum europeo potrà solo accelerare.

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