Quella della nave Diciotti “non è stata una bella pagina per l'Europa: che ha perso l'occasione per dare concretezza a quei principi di solidarietà e responsabilità che vengono costantemente evocati come valori fondamentali dell'ordinamento europeo”. Lo ha detto il premier Giuseppe Conte riferendo al Senato sul caso dei migranti tratti in salvo dalla nave della Guardia Costiera italiana, che per giorni sono rimasti a bordo, in attesa del via libera allo sbarco.
L'intervento italiano
“Il governo italiano ha ribadito, fin dall'avvio del caso Diciotti, la propria convinzione che esso dovesse necessariamente essere affrontata in linea con i principi di solidarietà e di condivisione tra i Paesi dell'Unione Europea in materia di gestione dei flussi migratori“, ha sostenuto il premier. “Si è pertanto lavorato assiduamente affinché si realizzasse una ripartizione delle persone soccorse in mare, come avvenuto nei casi di emergenze nelle settimane precedenti”. Senza l'intervento “diretto e concreto” della Guardia Costiera, ha ricordato, “molte di queste persone sarebbero morte“.
Cambio di marcia
La solidarietà continua, dunque, a essere un principio rispettato dall'esecutivo italiano. “Quello che è cambiato rispetto al passato – ha sottolineato Conte – è che l'Italia non è più disponibile ad accogliere indiscriminatamente i migranti, contribuendo seppure involontariamente a incrementare il traffico di esseri umani e supplendo alla responsabilità che spetta all'Unione europea, ottundendo il vincolo di solidarietà che grava su ciascuno Stato membro“.
Vite salvate
Le operazioni svolte, ha aggiunto il premier, “hanno inteso sempre privilegiare la salvaguardia delle vite umane e della dignità delle persone, coniugando tale intendimento con l'altrettanto necessario rispetto degli obblighi derivanti dalla vigente normativa internazionale e convenzionale sul salvataggio in mare e sul diritto d'asilo dei migranti“.
Le richieste all'Ue
Dopo il caso Diciotti, ha proseguito, l'esecutivo ha ribadito “agli altri Stati membri dell'Ue e alle istituzioni europee la ferma convinzione che sia improcrastinabile l'avvio della definizione di un meccanismo stabile e sostenibile per la gestione complessiva delle fasi di sbarco, redistribuzione, rimpatrio. Ci siamo fatti promotori di una insistita iniziativa volta a sollecitare le istituzioni europee affinché vengano tempestivamente attuate le conclusioni adottate all'esito del Consiglio europeo dello scorso fine giugno”. Sotto questo aspetto, l'Italia sta registrando “segnali di avvicinamento nel segno di una comune consapevolezza degli stati membri che se non si lavorasse ad un simile meccanismo non solo non si darebbe coerente attuazione alle decisioni prese all'ultimo Consiglio Europeo, ma si verrebbe meno all'impegno alla solidarietà e all'equa ripartizione di responsabilità previsto dal Trattato per il funzionamento dell'Unione Europea”.