Il testo, che abbiamo negoziato per molti mesi con la Cina, imposta la collaborazione in modo equilibrato e mutualmente vantaggioso“. Lo dice dice il premier, Giuseppe Conte in un'intervista al Corriere della Sera nella quale spiega le ragioni dell'intesa con Pechino per difenderne gli obiettivi.
Verso la firma?
Il capo del governo esclude che alla fine possa non arrivare la firma: “Non ci sono ragioni ostative per non finalizzare il lavoro compiuto in questi mesi“. “L'Italia – ha precisato Conte sulla questione – formalizza in modo trasparente la cornice entro cui avviare questa collaborazione”, “senza mettere minimamente in discussione la sua collocazione euroatlantica“. Ai timori del vice Salvini sull'accordo, il premier ha risposto: “Nessun rischio di colonizzazione. Le ragioni della prudenza sono pienamente condivise all'interno del governo: la tutela della sicurezza nazionale, anche sul piano economico, è un valore fondamentale che intendiamo rafforzare”.
“Nessuna opacità”
E agli Usa, per i quali potrebbe risultare 'opaco': “Nessun rischio del genere, come si potrà constatare dalla lettura dell'accordo”. Alla domanda se non sia singolare rinviare sulla Tav per poi dire sì al progetto Via della Seta, Conte risponde: “La Tav ormai è un'ossessione nazionale. Ci sono centinaia di cantieri sul territorio che possiamo far ripartire grazie al decreto legge che anticiperà la riforma del codice degli appalti. Già in settimana apriremo un tavolo con le Regioni, con Anci e con Ance per sbloccare le opere ferme in tutta Italia. Operiamo per un futuro di crescita e sviluppo e, aggiunge, il memorandum con la Cina offre preziose opportunità per le nostre imprese“.
Protezione dati
Del tema ha parlato anche il Garante della privacy Antonello Soro, sentito da Repubblica. “Gli italiani e gli europei hanno vissuto le opportunità e i rischi dell'economia digitale con uno sguardo, direi, strabico – ha spiegato – per anni i nostri riflettori sono stati puntati esclusivamente verso Occidente, dunque verso i giganti americani del web“, ma non “verso Oriente“. Il Regolamento comunitario di protezione dei dati, ha aggiunto, “obbliga le imprese a un quadro cogente di regole quando operano in Europa, dunque quando trattano i dati dei cittadini europei, eppure i governi e le istituzioni europee non hanno spostato verso Oriente i riflettori”. Una contraddizione, visto che “nella competizione con gli Usa per l'egemonia tecnologica, la Cina è in vantaggio. I cinesi sono di più, nessuna legge sulla privacy vige nel Paese, vantano una leadership nelle reti 5G“. Noi europei “rischiamo di essere terra di consumo e di conquista. A meno che non si metta in campo uno strumento straordinario come è il Regolamento Ue”. I cinesi, ha concluso, “hanno bisogno come l'acqua dell'accesso al ricchissimo mercato comunitario dei dati. Non è difficile costringerli al negoziato. Canada, Giappone, Australia, Brasile adottano leggi in sintonia con il Regolamento Ue perché necessitano dei facoltosi consumatori europei”.