Luciano Violante rinuncia alla propria candidatura per la Corte Costituzionale. E in una lettera al Corriere della Sera scrive ai “Signori e Signore del Parlamento” di una “deriva che offende l’autorevolezza delle istituzioni e la dignità delle persone”. Nella missiva, in prima pagina, invita a “scegliere un’altra personalità ritenuta più idonea ad ottenere il consenso necessario”. Nella lettera, l’ex presidente della Camera scrive che il protrarsi della indecisione sta producendo discredito delle istituzioni parlamentari, ringrazia i parlamentari che lo avevano finora votato ed invita le Camere ad un’altra scelta, rimarcando che “nessun Paese può tollerare per troppo tempo una vita parlamentare frenata da ribellismi e forzature”.
Secondo l’esponente Pd, infatti, “le leggi sono inefficaci senza i buoni costumi, che impongono comportamenti misurati e lungimiranti soprattutto quando sono in questione le nomine di organi di garanzia”. L’invito che arriva da Luciano Violante è dunque che si decida rapidamente e responsabilmente, “restituendo alla politica l’autorevolezza che le spetta in una democrazia funzionante”. Intanto si continua a trattare sui nomi. Si passano al vaglio i candidati per la Consulta e si conferma che dovrebbe trattarsi quasi sicuramente di donne, preferibilmente docenti universitari e di alto profilo, mentre, per il Csm, il M5S insisterebbe sul professore Alessio Zaccaria. Il Pd, infatti, avrebbe messo sul tavolo della trattativa anche la candidatura per il componente laico del Csm in quota democratica: il posto che è rimasto vacante da quando la Commissione per la verifica titoli di Palazzo dei Marescialli non ha convalidato l’elezione di Teresa Bene (indicata dal ministro della Giustizia Orlando) per mancanza dei requisiti richiesti.