“Le intercettazioni? Se si vuole risolvere il problema si approvi la legge“. Lo ha detto, nel corso di un’intervista a Repubblica, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che alla domanda se sia convinto che dopo non uscirà più una telefonata, replica: “Non esiste una certezza in questo senso, ma la mia legge limiterebbe il rischio”.
Sulla telefonata Renzi figlio-Renzi padre, il Guardasigilli dice di avere pensato “che non doveva stare sul giornale perché non ha alcuna rilevanza penale. Quindi non doveva stare neppure tra gli atti processuali. E mi sono ancor più sorpreso che, non essendoci, fosse stata diffusa. Per questo è necessario fare la massima chiarezza“. Entrare nelle dinamiche familiari altrui, aggiunge, “è difficile quando si è direttamente coinvolti, figurarsi su quelle pubblicate da un giornale. Mi sembra un elemento di inciviltà pretendere di trarre valutazioni politiche da una conversazione del genere”. Secondo Orlando “quando si ravvisa una possibile irregolarità il primo passo è l’avvio degli accertamenti preliminari. Qualora dimostrassero elementi concreti si prosegue con l’invio degli ispettori. L’eventuale azione disciplinare è all’esito del loro lavoro. È molto probabile che in alcune di queste vicende gli accertamenti preliminari porteranno alle fasi successive”. Alla domanda se creda alla guerra tra le procure di Roma e Napoli, Orlando dice: “I magistrati interessati lo hanno escluso“.
Per il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Eugenio Albamonte, “la pubblicazione di queste ultime intercettazioni ancora coperte da segreto investigativo, è gravissima. È un reato. Non è solo questione di rispetto della persona ma un danno all’inchiesta. Il pm che sta lavorando ha il diritto alla segretezza perché i soggetti al centro dell’indagine non possano prendere le contromisure“. Sulla riforma delle intercettazioni, spiega alla Stampa, “devo riconoscere che dopo l’incontro che abbiamo avuto con il ministro, siamo più tranquilli perché ci è stato detto che la commissione che redigerà le norme applicative del processo penale sarà largamente rappresentativa“. La legge delega, aggiunge, “è concepita per regolare alcuni aspetti negativi, quelli che genericamente chiamiamo ‘violazione della privacy’, ma che sono perfettamente legittimi. Non c’è violazione del segreto; siamo nella fisiologia del processo. Altro è quanto sta accadendo in questi giorni, che non posso e non voglio commentare in quanto è in corso un’inchiesta da parte della procura di Roma. Questa è una patologia”.