L’Italia è tenuta a introdurre norme “chiare e applicabili” per regolare “la spinosa questione” del conflitto d’interessi dei parlamentari. Perché “questa situazione insoddisfacente si traduce in un processo piuttosto difficile di verifica delle possibili cause di ineleggibilità e incompatibilità, che rischia di compromettere efficacia dell’intero sistema”. Lo sostiene l’organo anti corruzione del Consiglio d’Europa (Greco) in una delle 12 raccomandazioni contenute nel rapporto sull’Italia in cui analizza le misure anticorruzione di parlamentari e magistrati.
Tra le dodici raccomandazioni contenute nel rapporto, c’è anche quella secondo cui l’Italia deve introdurre leggi che pongano limiti più stringenti per la partecipazione dei magistrati alla politica, e mettere fine alla possibilità per i giudici di mantenere il loro incarico se vengono eletti o nominati per posizioni negli enti locali.
“È chiaro – si legge – che la legislazione italiana contiene diverse lacune e contraddizioni a tale riguardo che sollevano dubbi dal punto di vista della separazione dei poteri e della necessaria indipendenza e imparzialità dei giudici” osserva Greco. L’organismo afferma che pur “riconoscendo l’indiscutibile reputazione, professionalità e impegno dei singoli magistrati” è suo compito “segnalare l’effetto negativo che qualsiasi presunta politicizzazione della professione può avere sulla percezione che i cittadini hanno dell’indipendenza dell’intera magistratura”.
Occorrono, poi, più misure e strumenti per assicurare l’integrità dei membri delle commissioni tributarie. Nel rapporto il Greco dedica particolare attenzione ai “tribunali fiscali” anche a causa “degli scandali in cui recentemente sono stati coinvolti i componenti non appartenenti alla magistratura”. Il Consiglio d’Europa raccomanda di “elaborare una politica per prevenire e scoprire i rischi di corruzione e di conflitto d’interessi”. Inoltre ritiene necessario che siano adottate “misure appropriate per migliorare il controllo sulla professionalità e l’integrità dei componenti delle commissioni tributarie, con l’introduzione di un sistema di valutazione periodico e corsi di formazione regolari anche su questioni etiche e sulla prevenzione della corruzione”.