Prima le riforme, poi il voto: è l’idea di Giorgio Squinzi, leader di Confindustria, che si dice “preoccupato perché comincia a serpeggiare un pò di nervosismo tipico delle situazioni instabili che portano a votare”. Per Squinzi, intervenuto all’assemblea di Unindustria, l’unione degli industriali di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo, “votare senza riforme fatte sarebbe un danno per il Paese e non ci darebbe più credibilità in Europa”.
L’Europa, ha spiegato Squinzi, dopo “un rigorismo eccessivo, oggi è chiamata ad affrontare una sfida diversa, tutta politica e civile, incentrata su lavoro o ripresa” o, ha avvertito il leader degli industriali, “saremo destinati a sfaldarci”. Sarebbe inutile e controproducente, ha precisato “sommare troppi obiettivi. Facciamo queste prime riforme e facciamole bene, senza abbassare l’asticella del compromesso”. L’Italia è chiamata a fare la sua parte, a partire “da mercato del lavoro, delega fiscale e dalla pubblica amministrazione”: il percorso che l’Europa deve tracciare, ha detto Squinzi, “non può essere reso vano da un assetto di regole italiane astruso e anacronistico. Non vogliamo essere diversamente europei”.
Un plauso al premier Matteo Renzi, è comunque arrivato: il leader di Confindustria riconosce che la strada giusta per la comunità europea è “sull’obiettivo di creare condizioni favorevoli all’economia reale”. E sulla moneta unica avverte: “L’euro finora si è rivelato un fine e non un mezzo: senza identità e valori comuni, si spegne in mille frammenti egoistici”. Va posto rimedio “al peccato originale della moneta unica”: il mancato obiettivo, cioè, “delle promesse di crescita in cui avevamo confidato al sorgere dell’euro”. Infine, un auspicio sulla manovra del governo: “La Legge di Stabilità ha per noi il suo cardine nella riduzione della componente del costo del lavoro dell’Irap e nella decontribuzione delle assunzioni. Ridurre la pressione fiscale sul lavoro sarebbe per noi un risultato storico”.