A essere più ottimisti di Matteo Renzi ce ne vuole. Eppure le stime di Confidustria sulla crescita economica del Paese battono persino quelle del governo. Secondo l’associazione di categoria guidata da Giorgio Squinzi il Pil dovrebbe attestarsi all’1% nel 2015 (rispetto al +0,8% stimato a giugno) e dell’1,5% nel 2016. Nel biennio 2015-2016 gli occupati aumenteranno di quasi mezzo milione. Per Squinzi “il clima sta cambiando” e l’Italia può puntare a “riprendere un cammino di crescita di almeno il 2%”. Un ritorno a ritmi sostenuti di crescita che “confidiamo questo governo possa darci e molto ci aspettiamo dalla legge di Stabilità”.
Il recupero dell’economia, comunque, resta “fragile e modesto”. Per consolidare la ripresa occorrono, secondo gli industriali, “interventi decisi e solerti” da inserire nella manovra in cantiere. La risalita dell’economia – fanno notare dal Csc – è sostenuta soprattutto da fattori esterni particolarmente favorevoli: bassi prezzi del petrolio, tassi d’interesse e cambio dell’euro. L’analisi della situazione attuale – hanno osservato gli economisti del Centro Studi di viale dell’Astronomia – suggerisce che in questo momento il Paese risplende più di luce riflessa che per meriti propri.
Gli industriali chiedono, in particolare, di agire sull’Irap e di rendere permanente la decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. Le misure sul lavoro, dagli sgravi al Jobs Act, del resto hanno portato quasi due imprese su cinque ad assumere in modo stabile nel 2015. Perchè “con i giusti incentivi – ha assicurato il Csc – l’Italia reagisce”.
Tornando alle previsioni contenute negli ultimi scenari economici, il Csc a previsto che la spesa delle famiglie tornerà a crescere a partire da quest’anno (+0,9%) per poi accelerare nel 2016 (+1,5%). E torneranno ad aumentare, dopo la profonda caduta negli anni di crisi, anche gli investimenti con un +1,2% nel 2015 e un più sostanzioso +2,7% nel 2016. Pronto a ripartire, poi, il credito alle imprese: nei primi sette mesi del 2015 si è sostanzialmente fermata la caduta dei prestiti alle aziende italiane. Resterà bassa l’inflazione ma il rischio deflazione viene scongiurato. Quest’anno i prezzi al consumo segneranno un +0,2% per poi portarsi nel 2016 a +0,7%.
Prosegue il miglioramento dei conti pubblici. Il deficit pil scenderà quest’anno al 2,8% e nel 2016 calerà al 2,1%. Quanto al debito pubblico, il Csc ha stimato che si attesterà al 133% del Pil nel 2015 e al 132,6% nel 2016 quando inizierà il rientro. Buone notizie anche sul fronte del fisco: la pressione fiscale scenderà al 43,6% del Pil nel 2015 e al 43,3% nel 2016, toccando il livello più basso dal 2011.
Anche se il biennio 2015-2016 si chiuderà con la creazione di quasi mezzo milione di posti di lavoro, l’emergenza non è finita. Nonostante la risalita dell’attività economica e un recupero dell’occupazione superiore alle previsioni, a quasi otto milioni di persone manca il lavoro in tutto o in parte.
Nel 2015 il tasso di disoccupazione scenderà al 12,2% dal 12,7% del 2014. Il calo proseguirà nel 2016 con un tasso all’11,8%.