L'Europa ĆØ “imprescindibile” per l'Italia, parola di Confindustria. Nel suo intervento all'assemblea annuale, il presidente Vincenzo BocciaĀ ha ricordato che l'Unione europea ĆØ “la nostra casa comune”. Egli sottolinea cheĀ l'Italia “deve far sentire la sua voce a Bruxelles” e “difendere gli interessi” propri,Ā ma per farlo “diciamo forte e chiaro che c'ĆØ un aspetto sul quale non arretriamo e rivendichiamo una posizione di parte: si tratta dell'Europa“.Ā Dunque, l'Italia “deve sentirsi a pieno titolo parte del gruppo di testa di questa Europa, che va cambiata, sƬ, ma dal di dentro”.
Boccia: “La politica non indebolisca l'economia”
Stesso discorso per l'Euro, la cui uscita ĆØ vista come un flagello da Confindustria. Sul tema dell'economia, Boccia ritiene doveroso “cambiare senza distruggere” e chiede diĀ puntare sulla questione industriale che ĆØ laĀ “vera questione nazionale”, lavoro, Europa, e di non fare passi indietro su riforme e infrastrutture, con riferimento a Tav e Ilva. “Non ci puĆ² essere una politica forte senza economia forte”, anzi “se la politica pensa di essere forte creando le condizioni per indebolire l'economia lavora contro se stessa“. Boccia chiede poi di distogliere un po' lo sguardo dal tema delle pensioni per rivolgerlo al lavoro, chiedendo di porreĀ “meno enfasi sulle pensioni e piĆ¹ sul lavoro, che acquista una centralitĆ assoluta” con l'obiettivo di “ricucire lo strappo intergenerazionale, spostando l'attenzione oggi troppo rivolta alle pensioni”. Velato riferimento anche al reddito di cittadinanza: “Il lavoro abbassa il bisogno di garantire chi un reddito non riesce a procurarselo”.
Calenda: “Contrastare i populismi distruttivi”
All'assemblea ĆØ intervenuto anche Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico del Governo uscente. “Il periodo che abbiamo davanti metterĆ Ā alla prova la nostra tenuta e chiamerĆ Ā in causa la capacitĆ Ā delle forze della societĆ Ā civile e della rappresentanza di fare muro contro populismi distruttivi che sono molto diffusi nel Paese“. Calenda ha rilevato cheĀ “iĀ problemi e le ferite dell'Italia non si sono chiusi: rimettersi su un percorso di crescita di sviluppo si ĆØĀ rivelato un lavoro lungo ĆØĀ difficile“. Di qui il suo appello al prossimo esecutivo a non disfare, ma ha proseguire il lavoro.Ā “Non ĆØĀ tempo di improvvisazioni – la sua riflessione –Ā di boutade sui debiti cancellati e sulle tasse azzerate, sulle favole della decrescita felice che fanno felice solo chi non ha bisogno della crescita per migliorare le sue condizioni di vita”. Infine una promessa da parte di Calenda: “Chiunque arriverĆ Ā al ministero potrĆ Ā contare sul mio supporto per prendere in mano i dossier, se lo richiederĆ . La battaglia politica ĆØĀ una cosa, la responsabilitĆ Ā istituzionale ĆØĀ un'altra”.