Donne con il pancione al lavoro fino al momento del parto. Da domani potrebbe essere così anche in Italia. La Lega ha presentato un emendamento alla Manovra che lo prevede. La modifica proposta dal Carroccio è stata accolta nella seduta notturna del 4 dicembre in commissione Bilancio della Camera, ed essa prevede anche che si possa godere dei cinque mesi di maternità direttamente dopo la nascita del bambino, a condizione che ci sia l'autorizzazione del medico. Nella versione odierna del congedo di maternità, invece, le neomamme restano a riposo nei due mesi precedenti al parto e nei tre successivi. Era già prevista una flessibilità che consentiva alle donne di lavorare fino all'ottavo mese e godere poi di quattro mesi liberi.
Novità anche sul bonus asili nido
Il pacchetto famiglia ha poi aumentato del 50% il bonus per l’iscrizione agli asili nido pubblici o privati: le famiglie beneficiarie in base al proprio Isee riceveranno 1500 euro invece degli attuali 1000. Il bonus è stato prorogato fino al 2021, poi la cifra destinata alle famiglie sarà stabilita di anno in anno con un decreto su proposta del ministro della famiglia. La cifra, comunque, non potrà scendere sotto quota 1000 euro.
“Carta della famiglia” riservata agli italiani
Nelle novità introdotte alla Manovra non mancano motivi di polemica. La Carta della Famiglia, che dà l'accesso a sconti sull'acquisto di beni o servizi per le famiglie con almeno tre figli a carico con meno di 26 anni, sarà riservata agli italiani e ai cittadini “appartenenti a Paesi membri dell'Unione europea” regolarmente residenti nel nostro Paese. Esclusi quindi i cittadini extracomunitari. Polemiche dal centrosinistra. “Lega e M5s vogliono fare una distinzione tra famiglie. Ma questo è indecente. Per la nostra Costituzione la famiglia è una, senza distinzione di etnia”. Lo afferma il senatore del Pd Edoardo Patriarca. “Con il no al bonus per gli stranieri, si vogliono togliere diritti a famiglie integrate e che pagano regolarmente le tasse. E' assurdo, e nei fatti crea una frattura tra famiglie che vivono sullo stesso suolo, e che magari mandano i figli nella stessa scuola”, conclude Patriarca.